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Internet sta diventando un diritto della cittadinanza. Come l’asfalto sulle strade e l’acqua pubblica, l’accesso al world wide web è un requisito sempre più indispensabile per una città veramente smart in grado di fornire ai suoi abitanti i servizi essenziali del futuro ma anche del presente.

Succede così che, periodicamente, da qualche metropoli mondiale arrivi la notizia di un progetto per dare “internet gratis” a tutti gli abitanti. L’anno scorso, ad esempio, se ne parlò a Berlino: si disse che entro il 2013 tutta la città avrebbe avuto una copertura wifi gratuita e libera, a disposizione dei 3,5 milioni di abitanti e dei milioni di turisti che attrae ogni anno la capitale della Germania. Poi le prevedibili e previste difficoltà (se non pagano i cittadini, e neanche l’amministrazione pubblica, la pubblicità e il ritorno d’immagine bastano a ripagare l’eventuale azienda “benefattrice”?) hanno rallentato il progetto, in fase di stallo.

Far conoscere le eccellenze nascoste dell’Italia, diffondere tra gli imprenditori le competenze digitali, valorizzare i giovani come promotori della transizione digitale dell’economia italiana” potrebbe sembrare il piano d’attacco del governo, invece queste sono le parole di un “privato” che lavora per una grande azienda privata. Lui è Eric Schmidt, ed è il presidente esecutivo di Google. Giunto a Roma in occasione di “Big Tent Made in Italy: la sfida digitale”, evento organizzato da Mountain View in collaborazione con Unioncamere, Schmidt ha promesso: Google investirà in Italia.

Il commento del direttore di "Marketingdelterritorio.info" sulla vendita dell'isola di Santo Stefano, che segue di pochi giorni quella dell'isola di Budelli, a cui lo Stato e le istituzioni pubbliche sembrano assistere impotenti

 

Governo, toc toc, dove sei? Ci sono cose molto importanti da decidere, lo sappiamo (come l’aumento dell’Iva per affossare il turismo, per esempio), però che Paese è mai quello che assiste alla svendita anche dei propri gioielli territoriali e paesaggistici senza nemmeno un tentativo di resistenza?

Se non è il colpo di grazia per il turismo italiano, poco ci manca. Non più tardi di due mesi fa Enit e Regioni  firmarono un documento comune – destinatario il Ministro Bray – in cui si invitava  il governo Letta ad adottare diverse misure urgenti per lo sviluppo del settore, tra cui Imu deducibile, Iva riallineata al livello dei Paesi competitor, stop alla tassa di soggiorno e un fondo per le PMI turistiche.

Veti incrociati tra destra e sinistra, rivalse, giochi di potere tra gli schieramenti. Alla fine il Parlamento non trova l’accordo, e salta l’approvazione della legge di finanziamento della macchina statale. Le conseguenze sul territorio sono drammatiche: musei, parchi nazionali e uffici pubblici costretti alla chiusura, centinaia di migliaia di dipendenti pubblici rischiano il posto, mentre tra i mancati introiti e la tensione sui mercati finanziari provocati dalla chiusura il danno economico è altissimo.

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