"Le opportunità oltre il biologico: soluzioni verso l'agrifood del futuro" è il titolo di una tavola rotonda organizzata a Firenze. Nel nostro Paese 2 milioni di ettari di coltivazioni bio
Mentre nel mondo si apre il dibattito sui cambiamenti climatici e sulla necessità di scelte sostenibili, a Firenze si discute di biologico e nuove frontiere nel comparto agroalimentare. Lo sviluppo dei territori passa anche da qui. Per questo motivo nell'ambito di Firenze Bio, la mostra mercato dei prodotti biologici e biodinamici in corso dal 15 al 17 marzo 2019, l'Unione Provinciale Agricoltori di Siena e il Segretariato Italiano di PRIMA (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area) hanno organizzato un workshop con addetti ai lavori ed esperti dal titolo “Le opportunità oltre il biologico: soluzioni verso l’agrifood del futuro”. Un confronto aperto, quello di venerdì 15 marzo alla Fortezza da Basso, con testimonianze dirette di chi ha scommesso sul biologico. Si tratta di un ambito che in Italia coinvolge 76mila aziende che coltivano 2 milioni di ettari con un fatturato di 3,5 miliardi di euro.
Un esempio virtuoso è Siena, con le sue eccellenze agricole che si impongono tra i territori leader nel panorama nazionale. "I nostri agricoltori hanno colto la sfida del biologico da diversi anni – sottolinea Gianluca Cavicchioli, direttore di Upa Siena – e oggi sono pronti a rimboccarsi le maniche per una nuova sfida: l’innovazione come motore di sviluppo delle eccellenze produttive made in Siena. Di fronte alla competitività dei mercati esteri serve capacità di guardare al futuro e scommettere sulla ricerca allo scopo di rendere le nostre produzioni, pur sempre legate alla tradizione, maggiormente 'appetibili' sui mercati".
La buona notizia è che in Italia ci sono controlli che funzionano, piccoli produttori che presidiano il territorio con passione e senso del dovere. In questo contesto è indispensabile vincere la sfida di ascoltare la richiesta del mercato, producendo cosa è necessario e remunerativo. E nello stesso tempo essere al passo con i tempi rispettando l'ambiente grazie ad esempio all'esclusione di sostanze chimiche in favore dell'uso di fertilizzanti organici. Perché una filiera etica produce prodotti più buoni e rappresenta anche un trend vincente.
Quest cambiamento va anche sostenuto, come spiega Angelo Riccaboni, presidente della Fondazione PRIMA (Programma euro-mediterraneo di cooperazione per la ricerca e l'innovazione nel settore agri-food, cofinanziato dai Paesi dell’Area e dalla Commissione europea) e docente dell’Università di Siena."I bandi di finanziamento, pari a 500 milioni di euro, gestiti dalla Fondazione PRIMA con sede a Barcellona che ho l’onore di guidare rappresentano opportunità concrete per promuovere pratiche innovative e valorizzare produzioni agroalimentari di qualità. Il Segretariato Italiano di PRIMA, centro di riferimento per la ricerca e l’innovazione agri-food del nostro Paese ospitato dal Santa Chiara Lab dell’Università di Siena, è lieto di collaborare alla realizzazione del workshop per alimentare il dibattito su un tema importate quale il biologico. Con la testimonianza di casi di innovazione e la presentazione di alcuni dei progetti italiani vincitori dei bandi PRIMA 2018 valorizzeremo l’importanza della ricerca e dell’innovazione nel settore agroalimentare – conclude Riccaboni –, fattori cruciali per contribuire alle trasformazioni necessarie nel settore e per generare impatti positivi a beneficio degli agricoltori, della società civile e dei consumatori finali".
Emanuele Franzoso
Twitter @EFranzoso
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