Ci sono anche giovani che ce la fanno: lo dimostra il Censis attraverso un’indagine condotta pre conto di Confcooperative
Non c’è soltanto il fenomeno dei Neet (acronimo inglese di Not engaged in Education, Employment or Training) tra i giovani italiani sotto i trent’anni. Secondo una indagine del Censis, commissionata da Confcooperative, sono 175mila i giovani che hanno battuto la crisi inventandosi un lavoro e facendo impresa. Una sigla li individua come gli Eet (Employed-educated and trained). Tra i titolari d’impresa il 24,7% è presente nel Nord Ovest, il 15,7 nel Nord Est, il 18,5 nelle regioni centrali, mentre vive nel Mezzogiorno il 41,1%. Tirano soprattutto informatica e servizi alle aziende, ristorazione e gestione di alloggi per vacanze.
“I giovani con un’età compresa tra i 15 e i 29 anni che lavorano sono una risorsa per il Paese – spiega Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – sono complessivamente 2.630.000, pari all'11,7% degli occupati complessivi, producono qualcosa come 46,5 miliardi di euro e valgono il 2,8% del Pil”.
Nella stessa fascia d’età i Neet che non studiano e non lavorano sono 2.349.000. L'aumento rispetto al 2007, quando erano 1.788.000, è stato rilevante: +31,4%. Il picco più elevato è stato raggiunto nel 2014 con 2.413.000. Il mancato inserimento dei Neet nel mercato del lavoro si traduce per l'Italia in una perdita di produttività per circa 21 miliardi di euro, pari all'1,3% del Pil.
Sempre secondo il Censis, tra il 2009 e il 2016, a fronte di una riduzione complessiva del 6,8% dei titolari d'impresa in Italia, la componente più giovane degli imprenditori subisce una compressione del 19,1%, perdendo poco più di 41.000 giovani aziende. Ma ci sono settori in crescita in cui le imprese guidate dai giovani mostrano un saldo positivo. Del 53,4% cresce il numero dei giovani titolari d'impresa nei servizi d'informazione e altri servizi informatici, del 51,5% nei servizi per edifici e paesaggio, del 25,3% nei servizi di ristorazione. Nelle attività legate alla gestione di alloggi per vacanze e altre strutture per soggiorni brevi l'incremento è del 55,6%. Raddoppiano, inoltre, i giovani imprenditori nelle attività di supporto per le funzioni d'ufficio e i servizi alle imprese (+113,3%). Considerando solo i settori in cui si manifesta una dinamica positiva, tra il 2009 e il 2016 i titolari d'impresa giovani aumentano del 32%, passando da 27.335 a 36.079. Sono quelli che ce la fanno, sfruttano le competenze acquisite e guardano all'attività d'impresa.
Studiare serve, confermano i dati. Chi è istruito, ha una laurea o si è ben formato riesce a trovare una buona collocazione nel mercato del lavoro, anche nel Mezzogiorno. I giovani, in genere nativi digitali, hanno più facilità di creare imprese nei settori innovativi. Oggi il 43,5% di chi si è diplomato nel 2011 lavora e, fatto 100 il totale di chi è occupato, il 25,3% ha un contratto a tempo indeterminato e il 33,8 uno a termine. La quota di chi è in cerca di lavoro è scesa al 13,1%. Sono germogli di ripresa, dicono in Confcooperative, segnali che vanno incoraggiati e perseguiti.
Riccardo Caldara
Twitter @riccardocaldara
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