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Torino, 15 aprile 2020

Ho deciso di scriverti una lettera.

Provare qualcosa di diverso in questa quarantena.

Ho sempre adorato i grandi classici,
Storie d’amore senza tempo.
Beh, finalmente ho l’occasione di trovarmici dentro.

Il coronavirus con il suo arrivo ha stravolto il nostro modo di vivere. Siamo ancora in piena crisi sanitaria ed economica ma spesso e volentieri ci sforziamo di pensare al dopo, al momento in cui tutto questo sarà un lontano ricordo.

Mi chiamo Davide, ho 31 anni e sono un grafico.

Basterebbe già solo la frase precedente per esprimere una quantità di disagio non indifferente, ma invece no, in questo periodo il disagio è in saldo e ognuno di noi ne sta facendo grandi scorte.

Mi considero un fortunato, uno di quelli che secondo Luca Ricolfi rientrerebbero nella ‘società signorile di massa’, dunque un pensionato attivo, in discreta salute e con buona propensione alle spese per viaggi. Così avevo immaginato il mio pensionamento un paio di anni fa: una lunga sequela di viaggi di corto e medio raggio, di vacanze stanziali, facendo un accurato slalom tra le varie proposte di collaborazione che ancora mi sarebbero arrivate (e mi arrivano). Sì, una pensione se non dorata almeno luccicosa, di cui a parlare nel periodo drammatico che stiamo vivendo quasi mi vergogno.

Mi affaccio dal mio balcone e ne vedo tanti altri come il mio su un cortile rettangolare, luminoso, con un’acustica che so essere buona perché quando abbiamo cantato l’inno d’Italia sembrava un teatro.

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