Il turismo è considerato la panacea di tutti i mali, il settore strategico dell'economia che può donare slancio alle località, visibilità e molteplici benefici. A tutte queste potenzialità del settore, purtroppo, si affiancano però le scarse competenze sia degli amministratori che degli operatori turistici. La bellezza dei paesaggi, i beni culturali, le attrazioni varie, da sole, senza programmazione né controllo, servono a poco. Questa assenza di pianificazione si ripercuote sugli operatori competenti, creando un circolo vizioso.
Il turismo non è improvvisazione: mentre in ogni ambito della conoscenza sono riconosciuti degli esperti, per fare turismo tutti credono di saper far tutto, con i risultati che ben conosciamo. Per implementare delle politiche di sviluppo turistico è necessario innanzitutto conoscere la normativa, essere coscienti dell'importanza del turismo, che è in primis un fenomeno sociale e successivamente economico.
La maggior parte degli assessori preposti confonde la pianificazione turistica con l'organizzazione di eventi, ignorando tutta una serie di problematiche connesse al turismo, come la tutela e la salvaguardia del territorio. Gli operatori turistici italiani sono spesso poco inclini all'accoglienza e conoscono scarsamente le lingue straniere.
L'Italia stenta a decollare nonostante le immense potenzialità a causa dell'improvvisazione diffusa. Bisognerebbe obbligare gli operatori e gli amministratori a formarsi per essere al passo con il resto del mondo. Per fare turismo e farlo bene sono necessarie conoscenze e competenze specifiche, avere una cultura dell'accoglienza, avere un'ottima conoscenza delle lingue, essere coscienti e consapevoli dello spirito del luogo per renderlo fruibile al turista.
In Italia le università hanno istituito da qualche decennio dei corsi di laurea appositi, per formare esperti di pianificazione territoriale a scopi turistici ed esperti di economia e gestione di imprese turistiche, ma nonostante ci siano molte persone formate in tali discipline, pochi sono coloro che hanno la possibilità di mostrare le competenze e metterle a servizio della comunità. Persino nei concorsi pubblici, in particolar modo quelli che offrono ruoli di rilevanza nelle attività turistico-culturali, le lauree in turismo non sono contemplate nei requisiti richiesti, a ulteriore dimostrazione della totale incongruenza tra i bisogni reali del Paese e la miopia delle classi dirigenti.
È necessario un cambio di vedute, abbandonare l'idea che il turismo sia un'attività di poco conto, e cominciare a lavorare seriamente su una pianificazione attenta e mirata, che permetta all'immenso patrimonio del Belpaese di essere la risorsa principale per la rinascita economica dei territori.
Calomino
Twitter @CalominoDebora
LEGGI ANCHE: Coniugare cultura e innovazione: il successo delle Invasioni Digitali
Intesa MiBACT-MIUR, 30 milioni di euro per la ricerca in cultura e turismo
Un milione di euro per i giovani dal Ministero di Cultura e Turismo
La distanza tra scuola e lavoro nel turismo italiano
Marcialonga, la tesi di laurea calcola l'impatto economico da 8 milioni