Appunti e spunti su Expo
Per continuare il discorso sulla riqualificazione e valo-tutela del patrimonio culturale come vero attrattore dell'offerta italiana in vista dell'Expo, iniziato nel mio scorso intervento su queste pagine, dobbiamo senza dubbio partire dai pilastri della nuova era del turismo e delle esposizioni internazionali in senso stretto.
Come già avevamo detto, prima di tutto c'è bisogno di costruirsi un'identità territoriale unitaria, dopo serve digitalizzarla, ovvero costruirsi un'identità su internet e sui social network che, sebbene potenzialmente dannosi e isolanti a livello sociale, almeno per ora sono assolutamente una necessità di marketing.
A seguire risulta necessario dare vita a una nuova offerta turistica basata su prodotti rurali, che privilegino l'esperienza di viaggio e non l'apparenza di viaggio. La riqualificazione del patrimonio culturale, la creazione di un nuovo patrimonio culturale moderno, oppure la riqualificazione delle aree rurali stesse, sempre per un'ottica attrattiva e sostenibile. Questa operazione è possibile attraverso la riorganizzazione dell'offerta del prodotto eno-gastronomico ricollegato all'identità territoriale, oppure attraverso le qualità della manifattura, del Made in Italy e delle bellezze turistiche.
Altre sostanziali innovazioni riguardano il "format" di presentazione, ossia come andare a presentarsi ai nuovi consumatori, quale strumento utilizzare. A tal proposito quest'ultimo periodo ha fornito diversi spunti davvero interessanti e contestualizzati.
L'ultimo nato è l'Eco-museo, con una impostazione che rimanda all'albergo diffuso (si parla infatti anche di "museo diffuso", cfr. intervista a Daniele Jalla su Destination Magazine) e che accentua il concetto di attrattore territoriale elevando tutto il territorio a centrale motivo di visita. L'eco-museo si staglia come sostanziale innovazione all'interno della filosofia turistica e museale. L'obiettivo è sicuramente quello di stupire attraverso il patrimonio paesaggistico e culturale sostituendo i manufatti artistici contenuti nei musei classici con le bellezze locali inserite all'interno di un contenitore meta-fisico quale il territorio sempre oltre i confini geo-politici ma più vicini al concetto di identità culturale di una popolazione.
In tale contesto va ad inserirsi perfettamente una nuova metodologia ricettiva quale quella dell'albergo diffuso. Questa formula nasce da un bisogno sempre più pressante dei new consumers, ossia quello di avvicinarsi il più possibile agli usi locali, vicini, in tal senso, alle tradizioni architettoniche, vedi l'aumento della desiderabilità delle vacanze in Trullo o Nuraghe, ma anche in Masseria o in Cascina, così come anche agriturismi e da non molto tempo, appunto l'albergo diffuso che anch'esso esaspera il concetto di legame col territorio, tanto da disgregare l'albergo classico diffondendone le camere nel contesto territoriale. Di solito nel centro storico, a non più di 200 metri di distanza le une dalle altre, le camere dell'albergo diffuso devono avere una stessa linea stilistica e devono permettere all'ospite di immergersi nel contesto storico-culturale.
Questa nuova situazione del comparto ricettivo si sposa benissimo, come dicevamo, col concetto di eco-museo laddove al centro di entrambe le novità si staglia imponente un fattore comune, ossia l'identità culturale di un territorio che attraverso la visione dei nuovi turisti diventa fattore di vantaggio competitivo.
Quindi ritornando al tema principale, come si può affrontare Expo 2015 assicurandosi di centrare tutti questi obiettivi? Come si può proporre un prodotto turistico rappresentativo del territorio divulgando allo stesso tempo concetti di riqualificazione e sostenibilità?
Expo ha un tema centrale che di primo acchito sembra essere prettamente "gastronomico" ma approfondendo, questo non pare essere del tutto vero. "Nutrire il pianeta, Energia per la vita" sono tematiche che guardano prima di tutto alla sostenibilità e poi alla gastronomia. In tal senso la scelta di un prodotto territoriale di stampo rurale soddisfa praticamente tutti i requisiti osservati sin ora, scardinando anche lo spettro della banalità rappresentativa di una regione come la Puglia vista come regione di orecchiette e focaccia, ormai obsoleta e inseribile in una politica di promo-commercializzazione più innovativa ed emblematica.
La sfida non è sicuramente facile perché spesso le attrazioni rurali sono dislocate in luoghi difficlmente raggiungibili, la collaborazione in queste aree è pressochè nulla e c'è da organizzare tutto il comparto attrattivo dalle sue fondamenta. Di sicuro un prodotto rurale tira in ballo notevolmente tutto il settore eno-gastronomico e quindi agricolo, senza contare sulla presenza di attrattori di tipo classico ma questa conformazione permetterebbe uno sviluppo turistico dai connotati importanti.
Di importanza cruciale è senza dubbio la possibilità di spostare l'attrazione in questione dai luoghi dell'Expo ai luoghi in cui è originata. La domanda cruciale e centrale resta: quale attrazione può essere così rappresentativa e soprattutto quale attrazione può contenere tutti i requisiti visti in precedenza lasciando delle strade aperte a possibili innovazioni manageriali o di marketing?
Forse la Masseria?
Flavio Roberto Albano - Autore di Turismo & Management d'impresa
Twitter @FlavioRobAlbano
LEGGI ANCHE: L'importanza e la bellezza della diversità: far ripartire l'Italia dal patrimonio rurale
Per capire il turismo occorre ripartire dall'identità dei territori
Gli alberghi diffusi continuano a diffondersi