Seppure con le debite considerazioni e riserve, non si può ignorare che il fenomeno del "turismo dell'orrore" esista. Ce ne parla ora la vicenda della Concordia, ma ce ne parlano anche i casi dei delitti più famosi degli ultimi tempi. E ce ne accorgiamo ogni volta che sull'autostrada c'è un rallentamento dovuto ai curiosi che guardano l'incidente sulla corsia opposta.
Alla luce di ciò, trovo che quanto successo a Genova, con hotel e ristoranti vista mare che hanno sfruttato l'arrivo della Concordia per riempire tavoli e camere, non sia una novità. Quello che invece non mi piace è che chi beneficia di questo fenomeno si spinga fino ad approfittarne alzando i prezzi e cavalcando l'onda del momento.
Mi piace pensare che chi offre servizi di qualità non si abbassi a transigere sul proprio livello per puntare esclusivamente sull'arricchimento "mordi e fuggi" tipico del "turismo dell'orrore". Inoltre, chi viaggia per andare a vedere il luogo di una disgrazia lo fa per una curiosità morbosa nei confronti dell'episodio, non certo per conoscere una località. È per questa ragione, molto probabilmente, che gli operatori dell'isola del Giglio hanno registrato un impatto negativo sul turismo nei 900 giorni di convivenza forzata con il relitto, nonostante i curiosi della tragedia. Costoro arrivano, guardano, fotografano e ripartono. Indipendentemente dal luogo in cui una tragedia si è verificata.
Credo che il termine "turisti" sia addirittura improprio. Curiosi mi sembra più opportuno. Approfittare anche dei curiosi senza porsi limiti rimane comunque un atteggiamento sbagliato.
Carla Diamanti
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Fonte foto: si24.it