Erano 214 miliardi negli anni scorsi, saliti a 227: tanto vale a livello economico l'industria culturale e creativa in Italia, spiega il rapporto 2015 "Io sono cultura". Il 37,3% della spesa dei turisti nel nostro Paese è legata alla cultura. Lazio, Marche e Veneto le Regioni in testa
Cresce il peso economico della cultura in Italia: a sentenziarlo è il consueto rapporto annuale "Io sono cultura" di Symbola e Unioncamere, da cui emerge la crescita dell'economia legata alla cultura. Dopo due anni di sostanziale stabilità, con 214 miliardi di euro come cifra complessiva movimentata dalle filiere culturali, il nuovo studio indica in 227 miliardi il peso economico della cultura nel Bel Paese.
Le imprese delle filiere culturali e creative, dice "Io sono cultura", producono 78,6 miliardi di valore aggiunto (erano 74,9 l'anno scorso) e "attivano" altri settori dell'economia arrivando a muovere complessivamente il 15,6% del valore aggiunto nazionale, equivalente a 227 miliardi di euro. Tanto vale nel 2014 il sistema produttivo culturale e creativo, un dato comprensivo del valore prodotto dalle filiere culturali e creative, ma anche da quella parte dell'economia nazionale che viene attivata dalla cultura, a cominciare dal turismo.
FATTURATO IN CRESCITA, NE GIOVA L'OCCUPAZIONE
"Le filiere culturali e creative si confermano un pilastro del made in Italy, un sostegno importante alla nostra competitività o, per dirla in gergo calcistico, l'uomo in più messo in campo dalla squadra Italia per competere e vincere" è l'immagine evocata dal report. Nel periodo 2012/2014, quindi in piena crisi, le imprese italiane che hanno investito in creatività hanno visto crescere il proprio fatturato del 3,2%, mentre tra le non investitrici il fatturato è sceso dello 0,9%. E sempre le imprese che hanno investito in creatività sono state premiate con incremento dell'export del 4,3%, al contrario chi non ha puntato su questo asset ha visto le proprie esportazioni crescere di un ben più magro 0,6%.
Entrando nel dettaglio dello studio, emerge che dalle 443.208 imprese del sistema produttivo culturale, che rappresentano il 7,3% delle imprese nazionali, arriva il 5,4% della ricchezza prodotta in Italia: 78,6 miliardi di euro. Che arrivano ad 84 circa, equivalenti al 5,8% dell'economia nazionale, se includiamo anche istituzioni pubbliche e realtà del non profit attive nel settore della cultura. Grazie a un effetto moltiplicatore pari a 1, 7 sul resto dell'economia, dunque, per ogni euro prodotto dalla cultura se ne attivano 1,7 in altri settori. Gli 84 miliardi, quindi, ne "stimolano" altri 143.
Una ricchezza che ha effetti positivi anche sul fronte dell'occupazione: le sole imprese del sistema produttivo culturale – ovvero industrie culturali, industrie creative, patrimonio storico artistico e architettonico, performing arts e arti visive – danno lavoro a 1,4 milioni di persone, il 5,9% del totale degli occupati in Italia. Che diventano oltre 1,5 milioni, il 6,3% del totale, se includiamo anche le realtà del pubblico e del non profit.
LA CULTURA PER IL TURISMO
Per quanto riguarda il turismo, del totale della spesa dei turisti in Italia, 75,8 miliardi di euro nel 2014, il 37,3% (28,3 miliardi) è legato proprio alle industrie culturali. "Se leggiamo le statistiche in modo meno superficiale ci accorgiamo – come spiegano le '10 Verità sulla competitività italiana' di Fondazione Symbola, Unioncamere, Fondazione Edison – che siamo il primo Paese dell'eurozona per pernottamenti di turisti extra Ue (con 56 milioni di notti). Siamo la meta preferita dei Paesi ai quali è legato il futuro del turismo mondiale: la Cina, il Brasile, il Giappone, la Corea del Sud, l'Australia, gli Usa e il Canada" sottolinea il rapporto.
L'ITALIA È FORTE SE FA L'ITALIA
"L'Italia è forte se fa l'Italia, se scommette su ciò che la rende unica e desiderata nel mondo: cultura, qualità, conoscenza, innovazione, territorio e coesione sociale. Dalla crisi, infatti, non si esce con ricette del passato, ma guardando al futuro. Dalla bellezza, alla cultura alla green economy molte imprese italiane hanno già colto i segnali che ci parlano del domani e scommettono sulla cultura e la creatività per rafforzare le manifatture. Una strada intrapresa anche da Germania, Gran Bretagna e Giappone. Numeri alla mano, non solo con la cultura l'Italia mangia, ma la cultura è nel nostro Dna e grazie ad essa possiamo costruire un futuro all'altezza della nostra storia. Ecco perché, come si è iniziato a fare, bisogna integrare le politiche culturali all'interno di quelle industriali e territoriali, riconoscerne e accompagnarne il ruolo da protagonista nella manifattura e nell'innovazione oltre che nel turismo. Ecco perché bisogna cogliere la straordinaria occasione offerta da una vetrina globale come Expo 2015 per dare voce alle esperienze più avanzate di questo settore e offrire al mondo uno sguardo rivolto al futuro" ha commentato il presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci.
"L'idea di cultura alla base dei lavori di Unioncamere e Symbola si fonda non solo su quell'enorme patrimonio italiano di musei, gallerie, beni culturali, festival, rappresentazioni artistiche, letteratura, cinema, ma anche sul made in Italy e sulle industrie creative, cioè su tutte quelle attività produttive che dalla cultura traggono linfa creativa" ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, secondo cui "le Camere di commercio possono essere la rete territoriale per le politiche a sostegno della crescita delle economie locali e dei sistemi urbani, accanto al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo: una rete che si affianchi a quella delle Sovrintendenze per rafforzare le relazioni (tra privati e, soprattutto, pubblico-private) necessarie a valorizzare dal punto di vista economico la nostra enorme offerta di cultura".
LA GEOGRAFIA DELLA CULTURA ITALIANA
Per quanto concerne la geografia della cultura italiana, la provincia di Arezzo si conferma al primo posto in Italia sia per valore aggiunto, che per occupati legati alle industrie culturali (rispettivamente 9,3% e 10,8% del totale dell'economia). Nella classifica provinciale per incidenza del valore aggiunto del sistema produttivo culturale e creativo sul totale dell'economia, seguono Pesaro Urbino e Vicenza, attestate rispettivamente sulla soglia dell'8 e del 7,8%, Pordenone al 7,7% e Treviso e Roma, entrambe al 7,6%. Quindi Macerata con il 7,4%, Milano al 7%, Pisa e Como al 6,9%. Dal punto di vista dell'incidenza dell'occupazione del sistema produttivo culturale sul totale dell'economia, come anticipato, è sempre Arezzo la provincia con le migliori performance. Ma subito dopo troviamo Pesaro Urbino (9,3%), Vicenza e Treviso (entrambe al 9%), Pordenone (8,5%), Pisa e Macerata (entrambe con 8,3%). E poi ancora Firenze (8%), Como (7,8%) e Milano (7,6%).
Quanto alle macroaree geografiche, è il Centro a fare la parte del leone: qui cultura e creatività producono un valore aggiunto di 19,9 miliardi di euro, equivalenti al 6,3% del valore aggiunto totale dell'economia locale. Seguono da vicino il Nord-Ovest, che attraverso l'industria culturale crea ricchezza per oltre 28,2 miliardi di euro (il 5,8% della propria economia) e il Nord-Est, che sempre dal settore delle produzioni culturali e creative vede arrivare 17,6 miliardi (5,3%). Staccato il Mezzogiorno, che dalle industrie culturali produce valore aggiunto per 12,7 miliardi di euro (4%). La stessa dinamica si ritrova anche per l'incidenza dell'occupazione creata dalla cultura sul totale dell'economia.
Passando alle Regioni, in testa alla classifica per incidenza del valore aggiunto di cultura e creatività sul totale dell'economia, ci sono quattro realtà in cui il valore del comparto supera il 6%: Lazio (prima in classifica con il 7%), Marche (6,6%), Veneto (6,3%) e Lombardia (6,2%), quindi Piemonte e Friuli Venezia Giulia (entrambe a quota a quota 5,7%), quindi Toscana al 5,5%, Umbria al 4,8%, Basilicata al 4,6% e a seguire Trentino Alto Adige, Abruzzo e Campania attestate sul 4,5%. Considerando, invece, l'incidenza dell'occupazione delle industrie culturali sul totale dell'economia regionale la classifica subisce qualche variazione: le Marche sono in vetta a quota 7,2%, segue il Veneto a quota 7,1%, quindi Toscana e Lazio al 6,7%, poi Friuli Venezia Giulia e Lombardia entrambe al 6,5%, Piemonte (6,1%), Valle d'Aosta (5,9%), Basilicata (5,7%).
Per ulteriori informazioni su "Io sono cultura 2015":
http://www.symbola.net/html/press/pressrelease/iosonocultura2015cs
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