Le due associazioni nazionali firmano protocollo d'intesa per valorizzare le eccellenze agroalimetari e promuovere cultura enogastronomica e turismo esperienziale
Un filo d'olio d'oliva sul pesce: un'unione gastronomica familiare a molti italiani, ma da ieri anche un'unione tra associazioni per valorizzare queste due eccellenze agroalimentari di casa nostra.
È stato firmato un protocollo di intesa tra l'Associazione Nazionale Città dell'Olio e Lega Pesca, per valorizzare non solo il connubio tra due eccellenze del made in Italy come olio e pesce, ma anche il consumo responsabile e la cultura enogastronomica dei territori promuovendo una sana alimentazione ispirata ai principi della Dieta Mediterranea.
L'occasione per l'accordo è stata offerta da un incontro, a Monteriggioni (Siena), per il focus group "Il brand Italia: dal paesaggio alle eccellenze olivicole", che inaugura di fatto la tappa toscana del Girolio d'Italia del Ventennale, evento clou dei festeggiamenti per i primi venti anni di attività dell'Associazione Nazionale Città dell'Olio.
"La firma del protocollo, che arriva a quasi un decennio di distanza dalle prime forme di collaborazione tra olivicoltori e pescatori avviate in Liguria, rappresenta molto di più che un semplice salto di qualità della collaborazione tra le due associazioni a livello nazionale" ha spiegato Ettore Ianì, presidente di Lega Pesca.
"Sul tappeto vi sono anche e soprattutto le grandi potenzialità sottese all'attivazione di sinergie tra i progetti europei che vedono coinvolte le due associazioni: da una parte Med Diet, di cui Anco è partner, per la promozione e valorizzazione della Dieta Mediterranea, dall'altra Ready Med Fish di cui è capofila Lega Pesca, volto a dare respiro mediterraneo alla sfida sulla multifunzionalità dell'impresa di pesca, come occasione di nuova imprenditorialità, giovanile e femminile, e nuova occupazione che può giungere da un mestiere antico e millenario come la piccola pesca artigianale" ha aggiunto Ianì.
Mauro Agnoletti, docente di Assestamento forestale e selvicoltura al Dipartimento di Gestione dei sistemi agrari, alimentari e forestali dell'Università di Firenze, spiega come il senso dell'iniziativa ha a che fare anche con paesaggio e dissesto idrogeologico: "Il paesaggio rappresenta non solo un fattore estetico-percettivo, ma un 'valore aggiunto' non riproducibile dalla concorrenza, in grado di svolgere la funzione di volano economico per il territorio e i sistemi produttivi ad esso collegati, oggi minacciati dalla globalizzazione dei mercati e dalla perdita di competitività di vaste aree produttive. Da questo punto di vista, appaiono fondamentali non solo il ruolo dell'identità storica come fattore di competitività, ma anche del restauro e della pianificazione del paesaggio, per abbinare la qualità dei prodotti all'attrattività dei luoghi di produzione". Secondo il prof. Agnoletti, è urgente impostare strategie di mercato in grado di rendere palese il rapporto fra paesaggio e prodotto e avviare un'offerta integrata di prodotti e servizi in grado di attrarre un consumo e un turismo di qualità, sviluppando l'identità competitiva dei luoghi di produzione.
"L'Istituzione dell'Osservatorio nazionale del paesaggio rurale presso il Mipaaf e del Registro nazionale dei paesaggi rurali storici e delle pratiche agricole tradizionali intende sostenere e promuovere aree agricole che abbiano conservato caratteri di unicità abbinati a produzioni di qualità. Molti paesaggi olivicoli italiani hanno tali caratteristiche e il registro intende proporre un sistema di certificazione che sposti l'attenzione dal solo prodotto o da una generica area di produzione, spesso legati a fattori prevalentemente ambientali, sul concetto di valore bioculturale associato alle forme del paesaggio rurale" ha spiegato il docente. Paesaggio, quindi, da valorizzare attraverso forme di turismo esperienziale, che cresce esponenzialmente sulla spinta della curiosità di andare a scoprire in prima persona dove nascono le eccellenze agroalimentari che molti avvicinano per la prima volta attraverso la ristorazione. Una di queste è proprio l'olio extravergine di oliva, come ha sottolineato anche Antonio Giovanni Cocco, direttore generale Inart-Ristoranti italiani nel mondo: "La rete dei ristoranti italiani certificati da Ospitalità Italiana nel nostro paese conta circa 6.700 aziende, ma non deve essere trascurato il dato relativo al resto del mondo: 1700 ristoranti in 50 Paesi che richiamano ogni anno oltre 70 milioni di clienti. Un grande asset per l'Italia perché consente di aprire i mercati a piccoli produttori, promuovere i principi della Dieta Mediterranea, supportare i grandi eventi come Expo 2015 e proteggere le tradizioni e i prodotti italiani. Uno di questi prodotti è senza dubbio l'olio extravergine di oliva".
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