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Confindustria Toscana e Klaus Davi presentano una ricerca sul turismo di prodotto o dello shopping: moda, alimentazione, vini, artigianato. Secondo le stime, potenzialmente 10 milioni di turisti l'anno per l'Italia


"Occorre legare i prodotti al territorio. Ci hanno tolto Prato perché invece di fare brand, hanno pensato a fare convegni sull'impresa mentre dovevano investire sul marchio. Convegni bellissimi, ma che non sono serviti a niente perché non hanno creato il Made in Prato, con cui avrebbero subito meno la crisi e la concorrenza cinese. Si possono 'rubare' Dolce & Gabbana o Armani? No, perché sono dei marchi". Al termine della presentazione sul turismo di prodotto, Klaus Davi risponde ai giornalisti toscani e spiega con un esempio 'locale' che cosa intenda quando parla della necessità di sfruttare di più e meglio il cosiddetto turismo di prodotto.

 

Nei prossimi 20 anni il turismo del prodotto o dello shopping registrerà 10 milioni di visitatori all'anno per l'Italia. Questo è il dato più "forte" nella ricerca svolta da Confindustria Toscana, in collaborazione con Klaus Davi, sul percepito della Regione e del Paese da parte degli stakeholders e della stampa internazionale. 10 milioni all'anno, a patto di valorizzare adeguatamente i nostri prodotti, dall'alimentazione (olio, caciucco livornese...) ai vini (Davi cita ad esempio il Brunello), ovviamente non dimenticando la moda e marchi come Gucci o Ferragamo, già presenti a Firenze, né l'artigianato o l'industria di qualità.
La ricerca cita modelli esteri cui fare riferimento, percorsi espositivi come il museo della Coca Cola ad Atlanta, quello della Vodka a San Pietroburgo, del Currywurst a Berlino o del Cioccolato a Bruxelles. Un altro riferimento è la Mostra itinerante di Jean Paul Gaultier nei più grandi musei del mondo, capace di attirare oltre un milione di visitatori; in Francia ci sono le sfilate di Ferragamo al Louvre o le esposizioni di Cartier al Grand Palais di Parigi.
In Italia ci sono il Museo Ferragamo e il Museo Gucci a Firenze, il Museo Ferrari e quello della Pasta in Emilia-Romagna, oltre ai vari musei del vino e del tartufo in Toscana. E nei mesi scorsi si è parlato del Museo Armani che dovrebbe nascere a Milano grazie a un accordo dello stilista con il Comune. Secondo la ricerca, la creazione dei musei di prodotto o dedicati a marchi di eccellenza, là dove è avvenuta, ha incrementato considerevolmente l'affluenza di turisti sui territori.
Ma ancora non basta, i musei già esistenti dovrebbero promuoversi meglio e dovrebbero nascerne moltissimi nuovi (appunto l'esempio è il museo del caciucco che si potrebbe fare a Livorno). Soprattutto, spiega ancora Davi ai giornalisti, bisognerebbe superare la diffidenza verso i patrimoni culturali privati, diffidenza molto avvertita in Italia: "Se io propongo una mostra con privati, mi capita di trovare sovrintendenti che mi dicono di no" dichiara Klaus Davi. "Se porto Armani agli Uffizi faccio gli interessi di Armani? No, faccio gli interessi dell'Italia" conclude l'opinionista.

 

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Il paesaggio dei musei italiani (Destination Magazine)

 

Nella foto, l'inaugurazione del Museo Gucci in Piazza della Signoria a Firenze. Fonte: multimedia.quotidiano.net

 

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