Dopo la pandemia è forte il desiderio di relax e di contatto con la natura: il patrimonio vinicolo italiano è una carta vincente per il turismo nazionale e internazionale
È stato presentato poche settimane fa, dal Movimento Turismo del Vino e Roberta Garibaldi e alla presenza del Sottosegretario di Stato al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Lorenza Bonaccorsi, Sebastiano De Corato consigliere Unione Italiana Vini e vice presidente del MTV Italia e Catherine Lepamentier Douyot, Managing Director di Great Wine Capitals Global Network, il protocollo internazionale “Tranquillamente Enoturismo: linee guida e buone pratiche per un enoturismo Covid-Free”.
Il protocollo si rivolge a tutte le cantine d’Italia che promuovono l’enoturismo e nasce per essere un “manifesto di azione” stilato da un gruppo di esperti internazionali di enogastronomia volto a individuare soluzioni concrete per l’enoturismo replicabili da qualsiasi cantina o destinazione.
Il protocollo è un vademecum per tutti gli attori dell’enoturismo, per adeguare le strutture e i servizi di accoglienza nel post-pandemia dando priorità alla cura e alla salvaguardia delle persone. Si tratta di linee generali che danno indicazioni su diversi ambiti – prenotazioni, accoglienza e ingresso dei clienti, gestione di degustazioni, organizzazione di visite guidate, gestione dei wine shop, uso degli spazi all’aperto e al chiuso della cantina e rapporti con i collaboratori – che andranno poi integrate con norme e regolamenti elaborati a livello regionale e locale.
I punti chiave per rilanciare l’enoturismo sono tre: valorizzare il turismo del vino come asset rilevante e trasversale per le economie del territorio in cui operano le aziende vitivinicole; comunicare attraverso messaggi chiari che siano in grado di rispondere alle nuove aspettative dei turisti del vino ed elaborare un piano di proposte e linee guida per un settore che muove più di 30 milioni di visitatori da tutto il mondo.
“I dati già raccolti in questo periodo dimostrano l’interesse dei turisti per la ripresa del settore” ha dichiarato Garibaldi, docente universitaria, membro del Board of Directors della World Food Travel Association, del Board del World Gastronomy Institute e del Consiglio di Presidenza della Società Italiana di Scienze del Turismo (SISTUR), presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico e autrice del Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano. “L’indagine condotta Confturismo-Confcommercio e SWG indica che dopo mesi di lockdown la priorità in vacanza sarà stare nella natura e all’aperto, attività indicata dal 40% degli italiani. Volgendo lo sguardo a livello internazionale, dallo studio di Matador Network emergono outdoor, cultura ed enogastronomia tra le attrazioni turistiche più desiderate. L’enoturismo che può abbinare lo stare all’aperto e nella natura con il tema cibo ha in mano davvero una carta vincente”.
I dati dell’ultimo Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano, d’altra parte, parlano chiaro: gli italiani amano vivere esperienze enogastronomiche in Italia (il 92% dei loro viaggi enogastronomici si sono svolti all’interno dei confini nazionali) e il 64% dei viaggiatori ha dichiarato che vorrebbe conoscere maggiormente l’enogastronomia del territorio in cui vive.
“Crediamo che il turismo in cantina sarà la forma più sicura e responsabile di turismo grazie agli ampi spazi al chiuso e all’aria aperta di cui dispongono le aziende vinicole” ha dichiarato Nicola D’Auria, presidente di Movimento Turismo del Vino. “La nostra Associazione intende favorire la collaborazione tra i settori vinicoli, alimentari e turistici, promuovendo le bellezze dell’Italia presso i principali mercati-target, sia nazionali sia internazionali e sostenendo lo sviluppo di un prodotto di turismo sostenibile. Insieme possiamo assicurarci che l’Italia prenda il suo legittimo ruolo come una delle più grandi destinazioni enogastronomiche del mondo”.
Movimento Turismo del Vino, ente non profit che raccoglie 800 tra le più prestigiose cantine d’Italia selezionate sulla base di specifici requisiti e che promuove la cultura del vino attraverso le visite nei luoghi di produzione, in una fase preliminare ha svolto un’indagine tra le proprie associate. L’87% delle 262 che vi hanno partecipato ha dichiarato gravi perdite dovute all’emergenza sanitaria. L’attività per la quale sono stati segnalati i maggiori contraccolpi è quella della vendita e della distribuzione, indicata dal 91% dei rispondenti – su cui ha pesato, oltre all’assenza di clienti diretti in cantina, anche la chiusura di attività ristorative ed enoteche – seguita a ruota da quella enoturistica (per l’84%).
Un dato interessante riguarda le vendite online: al momento dell’emergenza, esattamente la metà delle realtà coinvolte disponeva di un e-commerce, e circa il 50% di quelle che non lo avevano ha deciso attivarlo durante il lockdown. Per il 70% delle cantine intervistate è importante o molto importante disporre di questo servizio, sia per intensificare la propria presenza su un ulteriore canale di vendita, sia per ampliare l’offerta e la visibilità della propria struttura.
Ma è stato il corale accordo sul fatto che l’enoturismo sia considerato un’attività strategica per la ripresa economica dopo l'attuale crisi ad aver convinto il gruppo di esperti sulla bontà della propria iniziativa: la pensa così, infatti, ben l’87% delle cantine rispondenti.
“Lavoreremo in sinergia tra istituzioni e operatori perché l’enoturismo diventi un filone di sviluppo del fare turismo in Italia. Il turismo del vino è sostenibile, attento al territorio e non si lega alla stagionalità: un elemento importante per la distribuzione dei flussi turistici di cui dovremo tenere conto nei prossimi mesi” ha dichiarato l’Onorevole Bonaccorsi. La riprogettazione dell’enoturismo italiano è appena iniziata.
Teresa Principato
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