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Il progetto di valorizzazione delle località rese famose da Torino 2006 dell’Università e della Camera di Commercio di Torino supporterà la ripresa del turismo locale

Il lockdown italiano non è ancora terminato, ma è già il momento di pensare alle strategie per il “dopo”. Uno dei settori più colpiti, e che purtroppo continuerà a prendere colpi, è indubbiamente quello del turismo: al momento gli spostamenti sono proibiti se non strettamente necessari, ma in un secondo momento – nella cosiddetta Fase 2 o in quella ancora successiva – potrebbero essere limitati ai territori regionali allo scopo di tenere sotto controllo i contagi e circoscrivere (in senso figurato e non) possibili nuove ondate epidemiche. È proprio pensando a questo possibile scenario che, a partire da febbraio 2020, un progetto dedicato alla valorizzazione delle Valli Olimpiche piemontesi è stato ripensato appositamente per rispondere alla crisi del turismo legata alla pandemia di Covid-19.

Il progetto – condotto da un team di ricerca coordinato dai professori Paolo Biancone e Silvana Secinaro del Dipartimento di Management dell’Università degli Studi di Torino e finanziato dalla Camera di Commercio di Torino – ha sempre avuto come scopo ultimo la rivitalizzazione delle aree montane del Piemonte ma, con l’inizio dell’emergenza legata al nuovo Coronavirus, è stato riadattato alla Fase 2 della pandemia.

“Ci siamo focalizzati sulle Valli Olimpiche Piemontesi, ma sono stati coinvolti tutti i territori che ricadono all’interno dell’Unione Montana Comuni Olimpici Via Lattea (Cesana Torinese, Claviere, Pragelato, Sauze di Cesana, Sauze d’Oulx e Sestriere) e i comuni di Bardonecchia, Oulx e Usseaux” hanno dichiarato Biancone e Secinaro. “La volontà è quella di dare impulso a un sistema territoriale coeso al fine di creare condizioni di sviluppo, mettendo a fattor comune le peculiarità dei singoli territori, ciascuno con la propria caratteristica turistica, enogastronomica e territoriale”.

L’idea per la ripartenza in vista della stagione estiva è quindi quella di promuovere un turismo di prossimità che salvaguardi sia la sostenibilità ambientale sia la sicurezza sanitaria. La strategia si basa su quattro asset fondamentali: ristorazione, residenzialità, intrattenimento e shopping/alimentare. Per ciascuno di essi sono stati individuati nuovi modelli di business che riescano a rispondere adeguatamente alle normative di sicurezza sanitaria che sono e che saranno imposte, in particolare a quelle legate al distanziamento sociale. Una delle proposte, ad esempio, riguarda l’adozione di un’app che includa un circuito di percorsi turistici nei territori coinvolti: “L’app può fornire informazioni utili e proposte alternative. Ad esempio: se in un determinato luogo ci sono già 20 persone, ecco che viene indicato un percorso meno battuto. Il progetto è immediatamente attuabile, appena ci sarà il via libera dal Governo. Basterà solo un minimo investimento, economico e organizzativo. Ma sarà necessario il lavoro di squadra di tutte le parti coinvolte”.

Collaborare, ancora una volta, si rivela fondamentale. In questa situazione, in particolare, saranno fondamentali le sinergie tra pubblico e privato per far fronte all’emergenza. Uno dei problemi principali, secondo Biancone e Secinaro, sarà la disponibilità economica del turista: con le difficoltà economiche sopraggiunte saranno ovviamente tagliati anche i budget destinati alle vacanze, che quindi saranno concepite in modo diverso rispetto al passato. “Per i proprietari di seconde case, ad esempio, il rischio è perdere il potere d’acquisto; per i Comuni invece il rischio è perdere i turisti, soprattutto i turisti ‘d’albergo’”, concludono Biancone e Secinaro. “Questa fase chiede a tutti una cooperazione molto forte. Se non si fa rete, il progetto fallisce”.

 

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