A Torino il Museo dell'Auto ha inaugurato "Modus Vivendi", mostra dedicata a vetture e viaggi leggendari. La nostra intervista a Gunther Holtorf, 900.000 chilometri e 215 Paesi in 26 anni: "È ancora possibile esplorare la Terra, perché il turismo si concentra solo in certi posti"
La BBC lo ha definito "il più grande viaggiatore del nostro tempo", e in effetti Gunther Holtorf ha viaggiato parecchio, attraversando letteralmente tutto il mondo. 215 Paesi, 900.000 chilometri, 26 anni: sono questi i numeri dell'impressionante avventura di Holtorf. Un'avventura epica in cui ad accompagnarlo sempre e comunque c'è stato in un certo senso un altro numero: Otto. Questo il soprannome (ma in tedesco i numeri non c'entrano) che Gunther ha dato alla Mercedes Benz G Class 300 GD, l'auto con cui Gunther è partito nel 1988 per il suo viaggio in giro per il mondo. Il muro di Berlino era ancora in piedi quando il 51enne Holtorf decise di mollare il lavoro in Lufthansa e la sua casa in Baviera per attraversare il mondo in auto, un viaggio conclusosi solo nel 2014 dopo quasi un milione di chilometri con la sua Otto.
Gunther e Otto sono stati i primi ospiti di "Modus vivendi. Trame di viaggi", la nuova mostra voluta e organizzata dal Museo Nazionale dell'Automobile "Avv. Giovanni Agnelli" di Torino, aperta al pubblico da ieri giovedì 28 maggio fino a domenica 27 settembre 2015.
"Modus vivendi" è un'esposizione di veicoli che hanno compiuto viaggi incredibili. Alcuni hanno attraversato il mondo intero e viaggiato per anni, altri hanno solcato i continenti da nord a sud, in condizioni climatiche estreme e in tempi da record. Tra le vetture esposte al MAUTO c'è la Land Rover Aziza 3 109 con la quale il fotoreporter Nino Cirani attraversò, nel 1968, il continente americano dall'Alaska alla Terra del Fuoco percorrendo oltre 100.000 km; la Fiat Campagnola che nel 1951 ha preso parte al Raid Algeri-Cape Town stabilendo il record di percorrenza del Sahara per una vettura con rimorchio; la Lambretta D che, tra il 1956 e il 1959, fece il giro del mondo guidata da Cesare Battaglini; due Ferrari d'eccezione, la 612 Scaglietti che nel 2008 ha affrontato un viaggio di oltre 13.000 km attraverso il subcontinente indiano, il Magic India Discovery, e quella protagonista del tour China Ferrari 15.000 Red Miles del 2005; anche la moto Guzzi Stelvio 1200 NTX che ha percorso in soli 31 giorni 20.500 km attraversando 9 Stati per arrivare a Ulan Bator, capitale della Mongolia.
"Quello che ci muove, all'inizio di ogni viaggio, è la curiosità. Quello che rimane, una volta raggiunta la meta, è il ricordo degli incontri fatti, delle cose nuove che abbiamo visto, sentito, assaggiato" ha affermato Rodolfo Gaffino Rossi, direttore del Mauto, che ha spiegato: "Abbiamo scelto di collegarci simbolicamente ai temi di Expo 2015, sottolineando come la storia della mobilità abbia agevolato e favorito i contatti e l'interscambio tra i Paesi del mondo".
Per poter continuare e valorizzare la mostra e il suo significato, il Mauto organizza un ciclo di incontri con alcuni dei protagonisti dei viaggi straordinari che l'esposizione racconta: veri e propri diari di viaggio, approfondimenti e dibattiti il cui filo conduttore e tema ricorrente è quello della mobilità che avvicina le culture differenti.
Il primo incontro è stato appunto con Gunther Holtorf, il più grande viaggiatore del nostro tempo, che ci ha concesso un'intervista.
"Ciò che mi ha ispirato è stato il desiderio di vedere quanto più possibile del mondo, e di vederlo 'dietro le quinte', cioè non in comodi alberghi e ristoranti, ma nei Paesi reali" ha spiegato Holtorf. Gunther è tornato ai tempi in cui lavorava per la Lufthansa, spiegando che all'epoca giurò a se stesso che un giorno avrebbe visto da vicino il mondo che sorvolava.
Holtorf si dice ottimista sulla possibilità che ancora oggi sia possibile essere un vero viaggiatore che esplora il mondo: "Ancora oggi ci sono molte opportunità, perché il turismo si concentra solo su certe destinazioni, ma ci sono così tanti posti sulla Terra che non vengono visitati. Basti pensare alla Siberia, alla Russia orientale, dove non trovi praticamente mai turisti, e ci sono molti posti così".
Gunther parla poi di Otto, la sua auto, che definisce "a living home". "Ci dormivamo, ma ci cucinavamo vicino, ci vivevamo. Non era una casa solo per dormire, era una casa per vivere". Infine, tra le infinite meraviglie viste in 26 anni di viaggio, cita al primo posto la natura selvaggia dell'Africa: "Abbiamo visto un gruppo di leoni cacciare e uccidere un bufalo" ricorda. Al secondo posto la vista delle Cascate di Iguaçu, in Sudamerica. E sempre in America Latina, in Bolivia, Gunther Holtorf ricorda il Salar de Uyuni, un immenso deserto di sale: "Eravamo soli, ci sentivamo alla fine del mondo: un'esperienza fantastica".
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Nella foto a destra, "Otto" esposta al Museo Nazionale dell'Automobile di Torino (credits Andrea Guermani).
Nell'immagine in alto, Gunther Holtorf e Otto