Una struttura lunga 679 chilometri capace di generare 100 milioni di euro all'anno di indotto, nonché di creare 2000 posti di lavoro, è una struttura da realizzare?
E poi, mentre il cicloturismo guadagna inesorabilmente terreno, e in un Paese dove nel 2011 si sono vendute più bici che auto, quanto può essere strategica la costruzione di una pista ciclabile da record?
Domande che ci si pone leggendo il reportage de Linkiesta dal titolo "Costruiremo mai l’autostrada per bici Venezia-Torino?", di Mauro Ravarino.
Tutto parte nel 2009 al Politecnico di Milano, quando grazie al professor Pileri prese forma VenTo, il progetto di una pista ciclabile che unisca Torino e Venezia lungo il Po, con una bretella di raccordo per Milano. Una pista che si inserirebbe nel grande progetto europeo di costruire una pista che unisca Cadice, nell'estrema periferia sudovest della Spagna, e la capitale greca Atene.
L'investimento previsto per la ciclovia sarebbe di 80 milioni: una cifra importante, che però verrebbe presto riassorbita e trasformata in un investimento fruttuoso, stando alle stime del team di Pileri, secondo cui "VenTo" genererebbe un ritorno economico di circa 100 milioni di euro l'anno. Sempre che la pista ciclabile progettata possa vedere la luce.
C’è un po’ di vento, abbaia la campagna e c’è una luna in fondo al blu. La campagna, qui, è quella della Val Padana, il blu (o almeno immaginiamolo tale) è quello del grande fiume, il Po. VenTo è, invece, il nome di un progetto di una pista ciclabile tra Venezia e Torino (con una bretella verso Milano, Expo 2015), promosso dal Politecnico di Milano, Dipartimento Architettura e Studi urbani. Non solo un miraggio. Perché se Bartali e il suo naso triste come una salita sono diventati poesia, le biciclette resistono, anzi rimontano le automobili. Nel 2011 per la prima volta dal dopoguerra la vendita delle due ruote ha superato quella delle vetture.
Restano però i pericoli per i ciclisti e mancano le infrastrutture per muoversi a bassa velocità. VenTo è un tracciato di 679 chilometri per una ciclovia (la più lunga d’Italia e una delle più lunghe d’Europa) apripista di una visione di ciclabilità che ancora in Italia non c’è (a parte esempi più piccoli in Trentino). Questa dorsale costerebbe 80 milioni di euro – ovvero lo 0,01% della spesa pubblica annuale – tanto quanto due chilometri di autostrada, 118 euro al metro. «Con l’obiettivo – spiega Paolo Pileri, professore di pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico e responsabile scientifico del progetto – di creare uno sviluppo duraturo e a impatto zero, sostenibile. Green economy, in altre parole. Gli esempi a cui ci ispiriamo sono le ciclabili Passau-Vienna sul Danubio (300 mila passaggi l’anno), o quelle sulla Elba o sulla Drava che generano un indotto turistico ed economico tra i 70 e i 100 milioni di euro l’anno. Qui, in Italia, dove in bici si può andare da marzo a ottobre, VenTo potrebbe creare due mila posti di lavoro e un indotto intorno ai 90-100 milioni di euro l’anno». Come? Lo vedremo pedalando.
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