A Milano dall’1 al 3 febbraio, alla Fiera di Milano City (Portello ndr), si è svolto il Festival dell’Oriente, una manifestazione di tre giorni itinerante, dedicata all’Asia più remota. Il festival tra febbraio e maggio si terrà anche a Genova, Bologna, Torino e Roma
Cina, Giappone, Tibet, India, Mongolia, Thailandia e Vietnam sono stati i temi di questo grande evento declinato in usi, riti, religioni, cibo, arti marziali, salute e benessere.
Perché può rappresentare un grande viaggio?
In poche parole, assistendo agli eventi e girando tra i vari stand, non si possono non notare tutte le caratteristiche tipiche dell’Estremo Oriente.
Le culture sono state declinate in tanti modi che caratterizzano questi grandi Paesi ricchi di tradizioni a noi non sempre note, oppure interpretate in modo abbastanza superficiale per via dell’approccio occidentale o della scarsa conoscenza della lingua.
La religione, se non la si pensa come la viviamo noi, ma come una filosofia di vita, incanala nel nostro spirito la leggerezza del Monaco Tibetano avvolto nel misticismo e la discrezione nel guardare il visitatore.
Si entra in uno stato di trance e coinvolgimento di tutti i sensi mentre si guardano le statue delle divinità Induiste, tanto che nell’osservarle o nel chiudere gli occhi si ha la sensazione di aprire il cosiddetto terzo occhio.
Lo stato di ipnosi del tamburo sciamanico dell’Himalaya porta al completoi relax come se si cadesse in uno stato di pace interiore pur non facendosi coinvolgere dalla musica.
Quello che per noi può essere la prima colazione, per i cinesi e i giapponesi è un antico rito che coinvolge pratiche antiche pregne di significati.
La calligrafia viene rappresentata come significato di ogni parola, ad esempio il nostro nome può avere un’assonanza fonetica con il nostro alfabeto, ma in realtà una traduzione che porta ad avere un altro significato.
Nell’area giapponese, i fiori dei ciliegi e le stampe giapponesi, i rotoli antichi con i simboli del paese del Sol Levante, i Samurai, i giardini di ciliegio, i Ronin, i simboli religiosi, e un abito da sposa tradizionale di “5kg per un prezzo di 5.000 euro” simboleggiano il Giappone più tradizionale ed antico ma nel contempo moderno. Il tutto dà l’impressione di far parte di un vecchio cartoon degli anni '70 o '80.
Lo Stato di Centro (Cina), è rappresentato al meglio con la riproduzione di alcuni soldati dell’esercito di terracotta, un drago come arte e danza, il tutto contornato da stampe con i sinogrammi e vedute di paesaggi.
Il Vietnam è stato presente con il suo teatro storico e un particolare richiamo al periodo coloniale francese per i souvenir.
Il Tibet è stato associato alla religione e ai villaggi tibetani, che possono essere sia quelli dell’antico stato dei Lama che la regione autonoma cinese.
Il tutto è stato un amalgama di sensi per la cucina tipica, completato da quella egiziana, libanese e vegatariana.
Le esibizioni di artisti stranieri e di qualche gruppo italiano hanno riscosso molto successo di pubblico e dirette Instagram. Forse l’evento più interessante è stato la danza di un danzatore dervishi egiziano, che girava su se stesso facendo roteare più gonne colorate che assumevano diverse forme.
Quale occasione migliore per conoscere le altre culture, apprezzandone gli usi e costumi, incuriosendosi e vivendo in prima persona un assaggio di quello che potrebbe essere un prossimo viaggio in estremo oriente. 一路平安!
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Immagine di copertina dalla pagina Facebook del Festival dell'Oriente