In attesa di avere un quadro approfondito su Expo, una cosa si può dire con certezza: nessuno può parlare di “flop”. Ovviamente per i “gufi” 20 milioni di biglietti sono tanti ma non abbastanza e le code sarebbero segno di disorganizzazione.
Sui contenuti, il modo di raccontare il grande tema dell’alimentazione, le sinergie tra territori in termini di promozione il giudizio è sospeso: per usare una metafora alimentare dopo la semina dobbiamo aspettare il raccolto, e non sarà una cosa immediata.
Su questo giornale seguiamo Expo Milano 2015 dal 2012. Per tre anni abbiamo cercato, raccolto, scritto e diffuso notizie tentando di tenerci lontani dalle polemiche facili e alla fine inutili. Ricordate il cartello “But yor ticket”? E quello con la scritta Toscana e l'immagine dell'Emilia Romagna? Migliaia di battute sono state fatte su questi errori, spesso il tono andava da “solo in Italia” a “che figura ci facciamo con i visitatori?”. Per non parlare di chi sosteneva che introdurre una bomba sarebbe stato un gioco da ragazzi per l'Isis, o più in generale di chi era sicuro che “non ci andrà nessuno”. Ci siamo tenuti lontani da certe polemiche, e i fatti ci hanno dato ragione. Perché i cartelli sono stati corretti, la sicurezza è stata garantita, e le persone sono arrivate, a milioni. Perché chiunque sia stato a Expo senza le famose fette di prosciutto (per restare sull'alimentare) del pregiudizio davanti agli occhi ha potuto partecipare a qualcosa di davvero emozionante. Profumi e sapori che si mischiavano sul Decumano, così come idiomi e volti da ogni angolo del mondo. Culture differenti, l'una a fianco dell'altra, ognuna con il proprio tesoro più grande da condividere, il proprio cibo. E tanti bambini.
Per 6 mesi, Milano è stata davvero il centro del mondo per milioni di persone. E ora l'impegno che attende il “sistema Italia” è ancora più arduo: far sì che Expo sia solo un punto di partenza per tutto il Paese. Sarebbe bello che anche chi ha passato gli ultimi anni a tifare contro per puro spirito di parte si rassegnasse e desse una mano soprattutto a capitalizzare l'effetto Expo. Come modello di evento riuscito nonostante le difficoltà; come paradigma di narrazione dell'Italia nel mercato turistico, culturale ed enogastronomico mondiale; come punto di svolta dopo anni di crisi o quando andava bene stagnazione.
Proprio per questo ci impegniamo a dedicare uno dei prossimi numeri del nostro giornale di approfondimento, Destination Magazine, proprio alla sfida dell’Expo: un numero non sui vincitori e vinti, ma su cosa ha funzionato e cosa no, su come un grande evento può vincere o fallire la sfida di trasformare un grande momento di condivisione in una piattaforma da cui lanciare lo sviluppo del turismo e dei beni culturali.
La redazione di Marketingdelterritorio.info
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