Pascoli, caminetti e benessere? Forse, ma chi la ama sa che la montagna è natura estrema, sacrificio e vertigine. Non bisogna essere come il Silver Stallone di Cliffhanger o di un esploratore di Vertical Limit, ma il turismo della montagna è un'esperienza per cuori impavidi.
Lo sanno bene in Svizzera, dove durante la scorsa stagione invernale è stata inaugurata un'attrazione per chi non ha timore degli abissi della montagna. Tra le Alpi bernesi, nella stazione sciistica di Engelberg-Titlis si può camminare sospesi sul ponte pedonale più alto d'Europa: il percorso è breve, ma gli impavidi pedoni della montagna passeggiano su un ponte di corda largo un metro in un vuoto di 500 metri. Gli svizzeri sono i grandi costruttori di ponti delle Alpi, infatti oltre alla nuova infrastruttura mozzafiato, nel cuore della Svizzera centrale, a Sattel-Hochstuckli si può camminare per 374 metri sul ponte pedonale più lungo d'Europa.
Al di là del Cervino, in Valle d'Aosta, i pedoni della montagna possono arrampicarsi ai piedi delle vette più alte della grande corona alpina, tra i 4810 metri del Monte Bianco e i 4634 di Punta Dufur sul Monte Rosa. Tra questi itinerari e orizzonti, alpinisti e amanti delle escursioni trovano rifugi super confortevoli, mozzafiato, dove non mancano le vertigini. Ai piedi del Bianco, sotto le pareti del Petites Jorasses, a 2835 metri sorge la Nuova Capanna Gervasutti: energeticamente auto-sufficiente e dal design fantascientifico, che ricorda una base di Star Wars, la costruzione è sospesa su un precipizio. Dalla Capanna partono tre sentieri per salire al Monte Bianco: la parete est delle Grandes Jorasses, la Parete sud delle Grandes Jorasses e l'Aiguille de Lechaux.
Volando nelle estreme terre d'Alaska, dove l'Occidente incontra l'Oriente, un milione e mezzo di turisti l'anno si avventurano alla ricerca degli spettacoli naturali, dalle notti con la luce alle aurore boreali; di questi viaggiatori, duecentomila praticano il trekking in queste terre aspre alla ricerca dell'estrema frontiera americana. Oggi su la Repubblica, Vittorio Zucconi racconta che migliaia di fans di Chris McCandless, protagonista di Into The Wild, un'icona del mito americano della libertà e del rifiuto degli imperativi, romanzo di John Krakauer portato al cinema da Sean Penn, ogni anno vanno alla ricerca del "magic bus" numero 142, incautamente, rischiando la vita, come il protagonista. E in Alaska si sono stancati, perché con "le sue dimensioni pari a cinque volte l'Italia e una popolazione pari a quella di Genova, non è un film, non è letteratura", e gli abitanti, i nativi Inuit conoscono la durezza del loro territorio e "invano avvertono tutti i sandalistas come ironicamente sono chiamati in Centro America gli americani con gli occhi sgranati, in cerca di avventura, che quella terra è spietata".
Quindi attenti turisti della montagna: ad alta quota si trova la libertà, ma la si può anche perdere.
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