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Un turista su quattro si muove per degustare cibi locali. Non solo ristoranti, ma anche acquisti di prodotti tipici, con benefici per tutte le componenti della filiera agroalimentare

Il turismo enogastronomico a km 0 è sempre più vincente. Lo conferma la più recente delle tante analisi sul turismo in Italia, quella elaborata da Isnart che ogni anno monitora con le sue rilevazioni l’evoluzione della domanda/offerta per conto dell’Osservatorio Nazionale sul Turismo, a sua volta confinanziato da Unioncamere. Le eccellenze della gastronomia nostrana sono la prima motivazione di visita nel Bel Paese per 1 turista su 4: nel 2017 si sono contate oltre 110 milioni di presenze legate al turismo enogastronomico (il 43% di questi turisti sono stati italiani e il 57% stranieri), con una spesa che ha superato i 12 miliardi.

Il dato non sorprende perché la degustazione dei prodotti locali consente al turista di scoprire il territorio, ricco di eccellenze e tradizioni che rendono unica l’Italia ed è quindi al centro delle sue scelte. Già prima della partenza il 23,8% cerca informazioni sui ristoranti più tipici. Per il consumo di pasti nei ristoranti o nelle pizzerie, ogni turista spende mediamente 25 euro al giorno; mentre la spesa nei bar, caffè e pasticcerie è di 8 euro pro-capite al giorno e per l’acquisto di prodotti locali si attesta a 13 euro al giorno per persona. Nella sola Roma l’enogastronomia locale riesce ad attrarre il 27% dei turisti italiani e oltre il 29% di quelli stranieri.

L’acquisto di “souvenir” in prodotti tipici è sempre più praticato e in questo modo salda in maniera dinamica il binomio tra agricoltura e turismo, a tutto vantaggio dello sviluppo sostenibile del territorio. L’indagine Isnart-Unioncamere, effettuata su un campione di imprese turistiche ricettive italiane, ha anche evidenziato la tendenza delle aziende (il 25,4%) alla creazione di proposte di pregio gastronomico, caratterizzandosi per offerta di prodotti anche molto di nicchia.

Tra le motivazioni del soggiorno indicate (nel sondaggio erano possibili più risposte) gli “interessi enogastronomici/prodotti agroalimentari tipici locali” (26%) superano significativamente la “ricchezza del patrimonio artistico/monumentale” (24,2%), gli “eventi” (22,2%) e la “possibilità di praticare un particolare sport” (17,7%).

 

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