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L’annuale rapporto “Io sono Cultura” di Fondazione Symbola e Unioncamere registra il secondo anno consecutivo di aumento del peso economico della cultura per il sistema Italia. In testa la provincia di Milano e il Lazio

Il peso economico della cultura italiana sale ancora. Per il secondo anno consecutivo, dopo anni di stagnazione, cresce il giro d’affari legato alla cultura nel nostro Paese, sfiorando i duecentocinquanta miliardi di euro annui e attestandosi a 249,8. Non cresce, invece, ma non si riduce neanche il divario tra i territori del Centro-Nord e quelli del Sud, che registrano ancora ritardi.
Come ogni anno dal 2011, anche quest’anno la Fondazione Symbola ha presentato il suo rapporto “Io sono Cultura”. Nell’analisi 2015, il volume d’affari complessivo era salito a 227 miliardi dopo due anni a quota 214; l’ultimo rapporto di Symbola indica invece che il sistema produttivo culturale e creativo fatto da imprese, pubbliche amministrazioni e non profit genera 89,7 miliardi di euro (erano 78,6 l’anno scorso, 74,9 quello precedente); il settore creativo e culturale “attiva” poi altri settori dell’economia nazionale, arrivando a muovere nell’insieme 249,8 miliardi, equivalenti al 17% del valore aggiunto nazionale.
Il dato, spiegano da Symbola, è comprensivo del valore prodotto dalle filiere del settore, ma anche da quella parte dell’economia che beneficia di cultura e creatività e che da queste viene stimolata, a cominciare proprio dal turismo.
La ricchezza di questo settore ha effetti positivi anche sull’occupazione: il sistema produttivo culturale e creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone (il 6,1% del totale degli occupati in Italia). Non solo: tra 2011 e 2015, anni di crisi economica, nelle filiere culturali e creative la ricchezza è invece cresciuta dello 0,6% e gli occupati dello 0,2%, in controtendenza rispetto ai dati italiani che hanno visto un calo dello 0,1% del valore aggiunto e soprattutto un -1,5% nell’occupazione.
I numeri del Rapporto 2016 “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere con la collaborazione e il sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Regione Marche e di Sida Group, dimostrano chiaramente che la cultura è uno dei motori primari dell’economia e italiana e soprattutto della ripresa, un sostegno strategico alla competitività del made in Italy.

 

 


Dall’analisi emerge con chiarezza quanto il sistema Italia debba a cultura e creatività: il 6,1% della ricchezza prodotta in Italia nel 2015, pari a 89,7 miliardi di euro. Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo (SPCC), inoltre, ha sul resto dell'economia un effetto moltiplicatore pari a 1,8. Per ogni euro prodotto dal SPCC, se ne attivano 1,8 in altri settori. Gli 89,7 miliardi, quindi, ne ‘stimolano’ altri 160,1, per arrivare a quei 249,8 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, il 17% del valore aggiunto nazionale, col turismo come principale beneficiario di questo effetto volano. Più di un terzo della spesa turistica nazionale, esattamente il 37,5%, è attivata infatti proprio dalla cultura e dalla creatività.
E della strategicità della “cultura”, sottolineano da Symbola, sembra aver preso maggiore coscienza anche l’UE: in quest’ottica va letto l’impegno del Parlamento Europeo per il suo inserimento come undicesima priorità del piano Juncker, volto a rilanciare l’economia del continente grazie ad un investimento di 315 miliardi di euro a favore degli Stati membri.
Il trend positivo del sistema culturale, rivela l’analisi, è stato favorito anche dall’Art Bonus, il credito d’imposta introdotto nel 2014 e che, ad oggi, ha registrato 2.728 donazioni per 62 milioni di euro.
Musei, gallerie, festival, beni culturali, letteratura, cinema, performing arts, architettura, design e comunicazione, e poi anche tutte quelle attività produttive che dalla cultura traggono linfa creativa e competitività. Le industrie culturali producono, da sole, quasi 33 miliardi di euro di valore aggiunto, ovvero il 36,6% della ricchezza generata dal SPCC, dando lavoro a 487mila persone (32,6% del settore). Contributo importante anche dalle industrie creative, capaci di produrre 12,7 miliardi di valore aggiunto (il 14,2% del totale del comparto), grazie all’impiego di 250mila addetti (16,7%). Performing arts e le arti visive generano invece 7 miliardi di euro di ricchezza e quasi 127mila posti di lavoro; da conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale arrivano quasi 3 miliardi di euro di valore aggiunto e 52mila addetti.
A questi quattro ambiti, che rappresentano il cuore delle attività culturali e creative, si aggiungono i rilevanti risultati delle attività creative-driven: 34 miliardi di euro di valore aggiunto (il 38,2% dell’intermo sistema culturale creativo) e 577mila addetti (38,7% del totale del sistema culturale e creativo). Considerando la dinamica dei settori, nel periodo 2011-2015, le performance più rilevanti sono quelle connesse al design (+10,8% per valore aggiunto e +13,8% per occupazione), alle produzioni creative-driven (+5,4% per valore aggiunto e +1,4% per occupazione), al videogame (+3,7% per il valore aggiunto e +1% per occupazione), alla musica (+3,0% per valore aggiunto).
Per quanto riguarda la geografia della cultura italiana, lo studio indica che la provincia di Milano è al primo posto in Italia sia per valore aggiunto che per occupati legati alle industrie culturali e creative (rispettivamente 10,4% e 10,5% del totale dell’economia provinciale). Nella classifica provinciale per incidenza del valore aggiunto, seguono Roma, attestata sulla soglia del 10%, Torino al 9,1%, Siena all’8,5% e Arezzo al 7,8%. Dal punto di vista dell’incidenza dell’occupazione del sistema produttivo culturale e creativo sul totale dell’economia, come anticipato, è sempre Milano la provincia con le migliori performance. Ma subito dopo troviamo Arezzo (9%), Roma (8,8%), Torino (8,5%), Firenze (8%), Modena (7,7%), Bologna (7,6%), Monza-Brianza e Trieste (entrambe al 7,5%), Aosta (7,3%).
Quanto alle macroaree geografiche, nel Centro cultura e creatività producono il 7,5% del valore aggiunto totale dell’economia locale. Seguono da vicino il Nord-Ovest, che attraverso l’industria culturale e creativa genera il 7,1% del suo valore aggiunto e il Nord-Est, che sempre dal settore delle produzioni culturali e creative vede arrivare il 5,8% della sua ricchezza. Staccato il Mezzogiorno, che dalle industrie culturali produce il 4,3% della sua ricchezza. Dinamica simile, ma con i primi due posti invertiti, si ritrova anche per l’incidenza dell’occupazione creata dalla cultura sul totale dell’economia.
Passando alle Regioni, sul podio alla classifica per incidenza del valore aggiunto di cultura e creatività sul totale dell’economia, si piazzano Lazio (prima in classifica con l’8,9%), Lombardia (7,5%) e Piemonte (7,1%); quarta la Valle d’Aosta (6,6%) e quinte le Marche (6,2%). Seguono Emilia Romagna e Toscana (entrambe al 6%), Friuli Venezia Giulia (5,7%), Veneto e Trentino Alto Adige (entrambe con il 5,6%).
Considerando l’incidenza dell’occupazione, la classifica vede sul podio Lazio, Lombardia e Valle d’Aosta, rispettivamente con il 7,8%, il 7,6% e il 7,3%; quindi Piemonte (7%), Emilia Romagna e Marche (attestate al 6,6%), Trentino Alto Adige (6,5), Veneto, Toscana e Friuli Venezia Giulia (tutte e tre al 6,3%).

 

 

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