Il sottosegretario Barracciu annuncia l'impegno del governo per rivedere le concessioni marittime balneari su cui incombe la direttiva Bolkestein che mette a rischio 30.000 piccole e medie imprese italiane del settore
"Non c'è altro tempo da perdere. Anzi, va recuperato tutto il tempo perso. Per il nostro Governo la questione delle concessioni marittime balneari e la situazione delle imprese balneari italiane è una priorità nazionale. La loro sorte è una sfida importante, non solo per la categoria, 30.000 imprese con 100.000 addetti, ma per l'intero sistema economico, imprenditoriale, turistico italiano. Non è un caso che sia stato costituito un tavolo interministeriale che sta lavorando a ritmi serrati". Il sottosegretario per i Beni e le Attività culturali, Francesca Barracciu, tira le somme della giornata di lavoro su "Prospettive in Italia ed in Europa sulle concessioni demaniali marittime".
"Non sono venuta a promettere che non applicheremo la direttiva, perché questa va applicata. Ma posso affermare che a Bruxelles, tramite il sottosegretario Gozi, difenderemo con le unghie e con i denti i diritti delle nostre imprese e la specificità italiana" ha spiegato Barracciu, sottolineando la decisione del governo di andare "a Bruxelles per rappresentare i problemi delle imprese balneari italiane e a portare una proposta di sistema sulle concessioni demaniali marittime".
"Prima di tutto, però, dobbiamo predisporre e presentare una riforma complessiva che ci renda più forti nel negoziato con la Commissione Europea e rispetto alla quale i governi precedenti sono stati latitanti. Solo così potremo tentare di strappare una congrua proroga alle concessioni esistenti, evitando l'apertura di un'infrazione e le sue conseguenze economiche e politiche. Perché la proroga al 2020 di cui si parla da anni, in realtà, non esiste. Fu approvata una legge in tal senso nel 2012, ma non è stata mai notificata all'Ue. Quindi, non c'è".
Il sottosegretario annuncia dunque l'impegno dell'esecutivo italiano per spiegare all'Europa il motivo del dissenso sulla celebre direttiva Bolkenstein in materia di concessioni demaniali nelle zone marittime. La direttiva Bolkestein , che prende il nome dall'ex commissario europeo alla concorrenza, prevede nell'ambito della liberalizzazione di beni, servizi e lavoro all'interno della Ue, la messa all'asta delle concessioni demaniali. Una prospettiva che si scontra con gli imprenditori del turismo balneare italiano, che da tempo lamentano (anche in incontri con rappresentanti del governo) come tale direttiva favorisca le concentrazioni a vantaggio di grandi gruppi e a scapito degli operatori tradizionali, con migliaia di posti di lavoro a rischio.
Barracciu ha quindi annunciato in una nota del MiBACT che il governo sta lavorando al riordino complessivo del sistema al fine di permettere la difesa della specificità italiana in sede europea, "perché noi non vogliamo il monopolio delle multinazionali sulle nostre spiagge. Vogliamo che sulle nostre spiagge gli operatori parlino le lingue straniere per i turisti stranieri, ma anche il sardo e il romagnolo, il ligure e il siciliano". L'altro impegno politico sottolineato dal sottosegretario è rivolto all'interno: "da subito abbiamo cercato e trovato le condizioni per costruire l'unità delle forze politiche e con i rappresentanti di categoria" ha detto il sottosegretario affermando che "l'unità interna e il dialogo costante sono indispensabili per raggiungere il miglior risultato possibile".
"Il governo spiegherà, inoltre, all'Europa che questa situazione discende da un sistema normativo al quale vi siete attenuti. Diversa sarà la condizione di quanti vorranno entrare nel mercato: l'Italia ha migliaia di chilometri di spiagge inutilizzate in cui saranno applicate da subito le nuove regole. Noi chiederemo di tutelare le imprese che puntano ad aumentare qualità e valore aggiunto delle attività, rispettando l'ambiente e garantendo la sicurezza. Ma anche le imprese hanno bisogno di sicurezza e della prospettiva di un congruo numero di anni davanti, per rientrare dai necessari investimenti richiesti dall'attività balnearia".
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