Vale circa il 15% del fatturato turistico, ma il turismo accessibile in Italia rappresenta una corsa a ostacoli per i portatori di handicap, e con l'arrivo dell'estate i limiti sono ancora più evidenti
Tra spiagge e alberghi, infatti, le barriere architettoniche che nel nostro Paese impediscono l'accessibilità ai turisti disabili sono molto numerose, e manca anche una mappatura nazionale che consenta di conoscere in modo pratico e chiaro quali sono i luoghi realmente accessibili. Tanto che i turisti con disabilità sono quasi sempre costretti ad armarsi di santa pazienza e telefonare.
"L'avventura alla ricerca della spiaggia accessibile per una persona disabile inizia con le risposte desolanti degli uffici turistici delle varie località balneari, da nord a sud, senza eccezioni" scrive infatti Chiara Daina sul Fatto Quotidiano. "In Italia non esiste una mappa ufficiale delle spiagge attrezzate. Allora bisogna fare da soli, attaccarsi al telefono e munirsi di molta pazienza". Max Ulivieri, esperto di turismo accessibile, fondatore del portale Diversamenteagibile.it e blogger del Fatto spiega la procedura consueta: "Cerco su internet i numeri dei bagni, li chiamo e chiedo se ci sono le pedane per raggiungere l'ombrellone, i lettini rialzati, le carrozzine per entrare in mare".
E i problemi non sono solo in spiaggia, perché, spiega ancora Ulivieri, "bisogna assicurarsi che la spiaggia sia vicino a un hotel senza barriere architettoniche". Ma senza le telefonate di rito, è impossibile capire se l'albergo è accessibile: "O manca oppure il sito web non presenta foto dell'ascensore, dei bagni e della camera con i servizi che dovrebbe offrire. Risultato? Non capisco se in quell'hotel ci posso andare o meno con la mia carrozzina elettrica che pesa oltre 100 chili. Tanto per intenderci: se c'è uno scalino, chi mi solleva? Oppure: se scrivono 'piscina accessibile' significa che c'è un sollevatore o uno scivolo?".
Senza dimenticare le difficoltà di viaggiare in treno ("ci sono solo due posti riservati ai disabili", sottolinea Ulivieri), di trovare mezzi pubblici attrezzati e ristoranti accessibili.
Il MiBACT non ha mai messo a punto una mappatura nazionale per il turismo accessibile, e le iniziative procedono a macchia di leopardo, per decisioni individuali o per innovazioni di carattere locale (come quella del Veneto).
Lo scorso settembre, a stagione estiva finita, Roberto Vitali, fondatore e presidente di Village for all (V4A), rete che conferisce il marchio di qualità internazionale dell'ospitalità accessibile in un convegno al Senato aveva spiegato: "Il turismo accessibile non rappresenta soltanto una doverosa tutela dei diritti di cittadinanza, ma anche la possibilità di aprire un settore di mercato stimato nel 15% del valore del Prodotto Interno Lordo turistico di ogni Paese dell'Unione Europea, compresa quindi l'Italia". Ma a quanto pare c'è ancora molto lavoro da fare per rendere davvero accessibile il turismo nel nostro Paese.
"Mi spiace, non posso aiutarla". "Non ne ho idea, se vuole faccio una ricerca online". "Posso distinguere solo tra spiagge con sabbia fine, mista a sassolini, ghiaia". L'avventura alla ricerca della spiaggia accessibile per una persona disabile inizia con le risposte desolanti degli uffici turistici delle varie località balneari, da nord a sud, senza eccezioni. In Italia non esiste una mappa ufficiale delle spiagge attrezzate. Allora bisogna fare da soli, attaccarsi al telefono e munirsi di molta pazienza. "Cerco su internet i numeri dei bagni, li chiamo e chiedo se ci sono le pedane per raggiungere l'ombrellone, i lettini rialzati, le carrozzine per entrare in mare", spiega Max Ulivieri, esperto di turismo accessibile, fondatore del portale Diversamenteagibile.it e blogger de ilfattoquotidiano.it.
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