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Dopo la sospensione del Tar allo stop alle Grandi Navi a Venezia, e il caso della Torre Shukhov a Mosca, il mondo torna a interrogarsi sulla difficoltà di conciliare interessi commerciali e salvaguardia della bellezza storica, artistica e naturale


Il turismo di massa danneggia i luoghi storici? Il quesito torna prepotentemente di moda dopo che, alcuni giorni fa, il Tar del Veneto ha sospeso lo stop all'accesso, previsto per il 2015, alle navi sopra le 96.000 tonnellate di stazza lorda tra i Canali di Venezia.
Una decisione che ha suscitato ovviamente molte proteste, anche autorevoli come quella di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, e giudicata "incredibile" dal quotidiano britannico The Guardian, secondo cui "non è accettabile che in epoca moderna il denaro possa schiacciare l'arte e che il commercio possa strangolare la sua gallina dalle uova d'oro".
I turisti che camminano per le calli della Serenissima, in effetti, inorridiscono nel vedere giganti del nave lunghi due volte Piazza San Marco incombere sulla Laguna, e la decisione del governo Letta di imporre uno stop, peraltro graduale, alle Grandi Navi era stata accolta con generale consenso. Tuttavia la decisione del Tar di sospendere il decreto riporta alla ribalta la discussione sui danni che il turismo di massa arreca ai luoghi storici: le compagnie di navigazione, secondo il Guardian, hanno fatto pressioni facendo leva sul fatto che l'ingresso delle navi da crociera tra i canali vale un milione di visitatori e 5000 posti di lavoro, evidenziando in un certo senso la frizione tra le esigenze dell'economia e quelle della conservazione dell'arte.
"I danni procurati dal commercio nei luoghi di interesse storico stanno rapidamente superando quelli procurati dalla guerra" denuncia il giornalista inglese Simon Jenkins. Il cronista del Guardian cita poi l'esempio della Torre Shukhov di Mosca, la "Tour Eiffel di Russia", che sta per essere smontata e riedificata altrove per lasciare spazio alla speculazione edilizia, nonostante un appello internazionale per convincere Putin a cambiare idea (in Italia l'appello è stato lanciato ieri da l'Espresso). L'affollamento di turisti sta poi danneggiando siti di interesse storico un po' ovunque, dalla via della Seta in Cina alla Torre di Londra. E se Venezia non ha niente da consolarsi per gli analoghi problemi di cui soffrono molti siti nel mondo, viene da chiedersi se sia davvero impossibile trovare un equilibrio tra interessi commerciali e salvaguardia dell'arte e della storia mondiale, per evitare appunto che "il turismo faccia più danni della guerra".
L'industria turistica deve mobilitarsi per difendere sé stessa e il proprio patrimonio, afferma il Guardian, perché è da questo patrimonio che deriva il guadagno economico del futuro. "Ma la bellezza è ancora considerata roba per smidollati dai politici britannici" è l'amara conclusione.

 

 

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