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Un'operazione del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale porta al recupero di quadri, reperti archeologici e di un sarcofago rubati in diverse regioni d'Italia e in Svizzera
15 milioni di euro: a tanto ammonta il valore della refurtiva recuperata dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, nel corso di interventi contestualizzati in una manovra investigativa sviluppatasi in diverse Regioni, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e del sostituto procuratore Tiziana Cugini della Procura della Repubblica di Roma, in diverse Regioni.
Un comunicato ufficiale del Ministero di Cultura e Turismo descrive l'operazione di recupero di opere d'arte trafugate nel corso degli anni ai legittimi proprietari.

 

Innanzitutto si cita un dipinto ad olio su tela raffigurante una veduta con il Pantheon, il Tempio di Adriano, l'Obelisco di Thutmosis III e personaggi, del pittore e architetto settecentesco piacentino Giovanni Paolo Pannini. "La denuncia di un antiquario originava le indagini su tre soggetti, per appropriazione indebita" riporta la nota ufficiale. "Inizialmente non era possibile recuperare il dipinto in quanto illecitamente trasferito in Svizzera per la vendita all'estero. Veniva individuato un avvocato milanese, incaricato per la vendita" Dopo l'attivazione da parte della Procura di Roma di una rogatoria internazionale con il Pubblico Ministero di Lugano, la perquisizione di un faccendiere "consentiva di individuare il dipinto in un caveau di una banca, in deposito per conto di società anonima". Dalla Svizzera è stata quindi autorizzato il ritorno in Italia dell'opera, e sono state deferite quattro persone per i reati di appropriazione indebita, ricettazione, esportazione illecita e contrabbando.


Il secondo recupero di refurtiva concerne un dipinto olio su tela, attribuito al pittore caravaggesco Giovanni Battista Caracciolo, detto il Battistello, raffigurante compianto di Adamo ed Eva sul corpo di Abele. In questo caso "un antiquario segnalava un articolo di stampa in cui era riportata la notizia della scomparsa di un dipinto simile a quello di sua proprietà e di cui forniva le foto. Dalla verifica, le foto non trovavano corrispondenza nella Banca Dati del TPC. Tuttavia, nel corso del sopralluogo presso il castello del Sovrano Militare Ordine di Malta, veniva rinvenuta una vecchia foto che ritraeva il dipinto in un locale del Castello". Sequestrato quindi il dipinto e perquisito l'antiquario "che sosteneva di aver acquistato il dipinto per 60 milioni di vecchie lire", "nel corso delle indagini emergeva una cifra più modesta e modalità singolari di acquisto".

 

Il terzo caso riportato è relativo a un dipinto olio su rame del XIX secolo, autore anonimo, raffigurante la crocifissione e un dipinto olio su tela raffigurante matrimonio mistico di Santa Caterina. "Nel corso di indagini, veniva perquisito un antiquario alla ricerca di un quadro rubato a Camerino. (...) Grazie alle informazioni fornite dalla Banca Dati del TPC, veniva sequestrato il dipinto olio su rame raffigurante la Crocifissione provento di furto consumato a Napoli ai danni di un collezionista privato"; le indagini hanno consentito di individuare poi "un commerciante, al quale veniva sequestrato un dipinto raffigurante Matrimonio mistico di Santa Caterina, rubato dalla Chiesa di San Lorenzo (AN)". Denunciate due persone, per ricettazione, alla Procura della Repubblica di Roma.

 

Sono stati recuperati inoltre 1.300 reperti archeologici di epoca compresa tra il VI secolo a.C. e il II secolo d.C.: "Nel corso di indagini sviluppate per il contrasto del commercio illecito di reperti archeologici provenienti da scavo clandestino, venivano perquisite, su delega della Procura della Repubblica di Roma, le abitazioni di due collezionisti". I beni sequestrati, tra cui spiccano, per rarità, un sarcofago romano del primo secolo d.C. e 250 strumenti chirurgici in bronzo di epoca romana, rivestono eccezionale interesse storico e archeologico. I due collezionisti sono stati deferiti per ricettazione ed impossessamento illecito.


Infine, un sarcofago di epoca romana in marmo della seconda metà del III secolo d.C. recuperato a Vicenza, presso una casa d'asta. "Durante attività di contrasto al commercio illecito di reperti archeologici provenienti da scavo clandestino, veniva controllato il catalogo di un'asta, relativo alla vendita di beni appartenuti ad un imprenditore. Individuato il bene, gli accertamenti facevano emergere l'illecita provenienza". Un sarcofago, spiega la nota, che "riveste eccezionale interesse archeologico e scientifico, tanto che la Soprintendenza per i Beni Archeologici ne ha dichiarato l'interesse culturale, ai sensi art. 13 del D.Lgs. 42/2004". In questo caso l'imprenditore è stato deferito per ricettazione ed impossessamento illecito di beni culturali.


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Nella foto, parte della refurtiva recuperata

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