Abbiamo levato i calici, abbiamo brindato, ci siamo scambiati baci e abbracci. E soprattutto ci siamo fatti gli auguri per l’anno nuovo. Ma sarà davvero un buon anno? Noi, tutti noi (compresi voi che leggete, ovviamente), speriamo di sì, ma smaltite le feste è di nuovo il momento di guardare ai fatti e di abbandonare speranze e illusioni che non poggino sull’impegno quotidiano.
Due notizie hanno colpito la nostra attenzione: da una parte la classifica sulla capacità di attrazione che vede l’Italia al 34esimo posto su 55 Paesi, subito dietro la Tailandia, per tacer di altri Stati europei come Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna. Dall’altra parte, però, c’è la notizia che riguarda le iniziative che sempre più Comuni italiani (da Monza a Barletta, da Torino a Roma, da Venezia a Genova) stanno mettendo in piedi per migliorare la propria visibilità turistica e territoriale in vista dell’Expo, a poco più di un anno dall’attesissimo grande evento che prenderà il via a Milano il 1° maggio 2015.
Come al solito, dunque, un’Italia spaccata in due, tra declino e ripresa, tra emarginazione e (tentativi di) rinascita. A voler essere pessimisti, si potrebbe dire che la crisi non è ancora finita, che i problemi non sono finiti come e con le vacanze di Natale: abbiamo perso posizioni rispetto al resto del mondo, e quasi ogni giorno c’è una classifica che ce lo ricorda. Ma col pessimismo, secondo noi, si va poco avanti: c’è il rischio di rassegnarsi, di tirare i remi in barca e di lasciarsi cullare dall’illusione che la corrente prima o poi ci possa portare verso altri lidi. È vero, l’immagine del nostro Paese è appannata, incrinata, offuscata. Per questo al pessimismo preferiamo di gran lunga l’ottimismo: perché ci dà la fiducia per continuare a lavorare sul territorio e per il territorio, giorno dopo giorno.
Il 2014 sarà l’ultimo anno per prepararsi, l’Expo sarà un evento importante non solo in sé, ma anche e soprattutto perché deve segnare il punto di svolta per tutta l’Italia.
Se sarà un buon anno, come abbiamo gridato alla mezzanotte di pochi giorni fa, lo capiremo nei prossimi mesi. Per ora, ci limitiamo ad augurarvi buon lavoro, e soprattutto ad augurarci meno fiscalità per liberare investimenti (in personale, strutture, comunicazione) nell’industria turistica, meno burocrazia e più cultura d’impresa, una promozione a livello di sistema Italia e meno tagli a turismo e cultura. E per iniziare come abbiamo finito, un appello per un Ministero, se non proprio dedicato solo al turismo, almeno diretto da un ministro con portafoglio... gonfio.
Il direttore
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Capacità di attrazione, l'Italia è solo 34esima