fbpx

Alberghi, destinazioni, immagine unitaria: sono i tre elementi che, secondo l'economista Preiti, dovrebbero costituire la piramide che sfrutti nel mondo il potenziale turistico del Bel Paese

"C'è un posto nel mondo per l'Italia, ed è un posto che ci appartiene non (solo) per quello che le nostre generazioni passate hanno fatto, ma per quello che la nostra sa (saprà) creare. Non è turismo, è l'Italia": le parole di Preiti, pubblicate nel suo blog sull'Huffington Post, sono un'ennesima chiamata alle armi per il turismo italiano, o come lo definisce l'economista, per "un'industria italiana dell'ospitalità all'altezza dei tempi".
Il direttore di Sociometrica immagina "la nuova casa del turismo italiano" a partire dall'esempio delle aziende pubbliche del passato, quelle con "missioni impossibili come far arrivare l'energia elettrica dappertutto, collegare con i binari un paese lungo e arzigogolato, portare il telefono in tutte le case".
Le macerie della guerra, per fortuna, non ci sono più, ma per sfruttare l'enorme potenziale turistico del nostro Paese, Preiti delinea un processo di semplificazione della "galassia piena di luoghi, storia e storie, tradizioni, abilità produttive, prodotti alimentari" che è l'Italia. Una semplificazione che ha, o dovrebbe avere, la forma di una piramide. Fatta di alberghi, destinazioni e dell'immagine unitaria del Paese.


Alla base della piramide ci sono dunque gli alberghi, "il punto su cui fa baricentro il soggiorno". Alle strutture alberghiere spetta il compito far sentire a casa i propri ospiti, e quindi di essere accoglienti e attraenti e in grado di veicolare al meglio il potenziale del secondo elemento in questa piramide: le destinazioni.
Preiti insiste ancora una volta sul fatto che "esistono solo le destinazioni, non aree amministrative, e meno che mai, salvo alcune eccezioni, la dimensione regionale!". "Il fatto che le competenze turistiche siano delle regioni, non obbliga i turisti a seguire la geografia amministrativa. Seguono la loro, di geografia, che è una geografia di brand, non di confini amministrativi" spiega l'economista, citando gli esempi di Madonna di Campiglio e del Lago di Garda.
Al vertice della piramide, infine, "la percezione del Paese". L'Italia, in questo senso, è già di per sé una connotazione, la cui immagine è superiore alla sommatoria dei suoi brand locali, e in questo senso può e deve essere decisiva.
"Se diventiamo forti su quest'asse che parte dall'immagine del Paese, segue le sue singole destinazioni e finisce con la qualità alberghiera, o seguendo il percorso opposto, abbiamo posto fondamenta solide per un'industria dell'ospitalità formidabile" afferma quindi Preiti.
Fatto questo, spetterebbe alla nascitura Agit (ex Enit), definita "la volta buona", il ruolo di "agenzia di comunicazione di un messaggio semplice, unitario, emozionante del Paese". Per farlo, il vertice dell'industria dell'ospitalità dovrebbe "lavorare sulle specializzazioni, facendo "business intelligence" tra le connotazioni specifiche di ciascuna destinazione e le domande (e le opportunità) dei mercati".
"Capire, fare, misurare i risultati; correggere gli errori, fare ancora, ricontrollare, ripensare e fare ancora. Utilizzare i big data, entrare su terreni inediti, avere il coraggio di sopportare anche le verità che non ci piacciono. Non è burocrazia, non è "piano strategico", ma missione, compimento, decisioni" è la linea d'azione che l'Italia dovrebbe seguire per proporsi sul mercato globale. Aprendosi così a un "mondo nuovo" in cui il nostro Paese "ritrova l'orgoglio di sé, non nella retorica del "com'eravamo", ma nel come siamo; non solo nell'eredità culturale, ma nella produzione di cultura; non nel passato, ma nella contemporaneità".

Proviamo a immaginare la nuova casa del turismo italiano. Non "Casa Italia" et similia, perché ne abbiamo avute a bizzeffe, e tutte con un triste e solitario finale. Piuttosto pensiamo a quelle aziende pubbliche che hanno fatto la storia industriale del Paese, quelle che, un tempo, avevano missioni impossibili, come far arrivare l'energia elettrica dappertutto, collegare con i binari un paese lungo e arzigogolato, portare il telefono in tutte le case. Una cosa del genere, insomma. Qualcosa che permetta di comporre.

(Continua a leggere sull'Huffington Post)

LEGGI ANCHE: Sud Italia, basta con la retorica su clima, cultura e paesaggi

La "sconnessione" tra turismo e politica italiana

L'Italia ha bisogno di una macchina da guerra per l'attrazione di qualità

Il doppio binario per trasformare il turismo italiano

 

 

Questo sito utilizza cookie tecnici che ci consentono di migliorare il servizio per l'utenza. Per ulteriori informazioni leggi la nostra Cookie e Privacy Policy. Leggi di più