Si dice che l'Italia potrebbe, anzi dovrebbe accogliere più turisti stranieri, recuperare posizioni nella classifica internazionale e tornare a essere il primo Paese per numero di visitatori. Un obiettivo sensato, doveroso, ma che ha una controindicazione non da poco: dove devono andare questi turisti in più?
La risposta può forse essere data per esclusione: non a Venezia, non a Firenze, non a Roma, e neanche a San Gimignano. In questi giorni, infatti, due riflessioni si sono imposte nel dibattito sui flussi turistici in Italia, due argomenti che riguardano appunto due località molto diverse tra loro, ma accomunate da un problema: il cosiddetto "assedio" dei turisti. Le località sono Roma e San Gimignano.
Sulla Capitale, la riflessione è di Vittorio Emiliani, presidente del Comitato per la Bellezza. "Le grandi mete del «turisdotto», cioè Venezia, Firenze e Roma, vengono oggi sempre più trasformate da città complesse (residenziali, direzionali, commerciali, turistiche, ecc.) in vere e proprie «infrastrutture per il turismo»" scrive Emiliani su l'Unità. "Fin qui l'invasione di alcuni centri storici – provocata anche dalla grassa rendita di posizione dei tour operators – veniva subita dalle Amministrazioni comunali. Penso alle maxi-navi che stravolgono Venezia. Ora siamo, almeno a Roma, alla scelta consapevole di «sfruttare» i quartieri storici essenzialmente quali «giacimenti turistici» diurni e «divertimentifici» notturni".
"A Roma il nuovo Piano Generale del Traffico Urbano (Pgtu) fa regredire la città" accusa Emiliani "non soltanto rispetto alla normativa vigente, italiana ed europea, ma, in generale, rispetto alla cultura maturata, nel nostro Paese, in mezzo secolo di studi, convegni e concrete realizzazioni riguardanti i centri storici e il loro rapporto con la restante area urbana".
"I dati sull'incremento turistico a Roma parlano chiaro e altrettanto chiaramente parla il collasso quasi quotidiano delle strutture centrali e semi-centrali di una metropoli il cui centro storico rischia di morire per «eccesso di funzioni» (city politica e parlamentare, uffici pubblici e privati, doppie ambasciate, banche, atelier, shopping, ecc.) che attraggono un traffico privato insostenibile" prosegue ancora il presidente del Comitato per la Bellezza "coi residenti – 80-85.000 nell'area storica – considerati sempre più un elemento accessorio, privilegiato «in sé», e quindi da limitare nei diritti fondamentali. Roma insomma viene ripensata, essenzialmente, come una «infrastruttura turistico-commerciale». Basta vedere come essa venga lasciata occupare – dai Lungotevere a Villa Borghese, da Colle Oppio a Villa Celimontana – da flotte intere di bus turistici, totalmente incontrollati. Con Papa Francesco – al quale vanno stima e simpatia – siamo ormai ad una sorta di Giubileo «permanente», senza che viga la pianificazione dei parcheggi di bus efficacemente varata da Rutelli nel 2000. O che almeno si ventili l'idea di regolamentare e quindi limitare l'ingresso di mezzi pesanti".
"Siamo ad una politica che porta alla «movida» continua fino a notte fonda, al «divertimentificio» senza limiti, affaristico, equivoco, inquinato e inquinante, lasciando che le periferie rimangano un buio deserto per murati vivi e sfruttando come merce un patrimonio culturalmente e storicamente unico e irripetibile. E l'identità culturale, sociale, antropologica delle città storiche?" è l'amara conclusione di Emiliani.
Da Roma a San Gimignano: la piccola cittadina patrimonio Unesco in provincia di Siena è ovviamente assai diversa dall'Urbe, per dimensioni, numero di abitanti e anche per il suo aspetto culturale e artistico. Tuttavia, anche San Gimignano come Roma (o Venezia, o Firenze) patisce un "eccesso di turisti" che fa sentire sotto assedio la popolazione locale.
"Nei giorni di punta anche ventimila consumisti della vista marciano a passo di corsa lungo le due strade e nelle due piazze in cui consiste la meravigliosa ruota da criceti in cui si autoconfina questo rito di conformismo di massa" scrive Tomaso Montanari sul Fatto Quotidiano. "Quasi ventimila pullman e due milioni di auto fanno sbarcare – spesso dopo chilometri di coda – tre milioni di persone all'anno (anzi in otto mesi: perché dai Morti a Pasqua non c'è quasi nessuno) in un centro che conta poco più di mille residenti".
Una situazione palesemente difficile da sostenere per la popolazione, e infatti "qualche anno fa il costante aumento di queste cifre da capogiro aveva indotto l'Unesco a chiedere (inutilmente) un numero chiuso, per difendere i monumenti dall'usura: ma il vero problema non riguarda le pietre , riguarda la qualità della vita dei cittadini".
"Negli ultimi trent'anni" prosegue Montanari "il centro storico ha perso due terzi dei suoi residenti: man mano che il turismo è diventato la monocultura economica e l'unica dimensione esistenziale, San Gimignano ha progressivamente perso i connotati della città per assomigliare sempre più a una quinta cinematografica, a una Disneyland del Medioevo, con tanto di ben tre 'musei' della tortura". Per questo, suggerisce il giornalista del Fatto, "di fronte a questa situazione, l'unica strada sarebbe coltivare un turismo di qualità, diversificare l'economia, e soprattutto ridare un senso civico e comunitario al patrimonio artistico".
A San Gimignano come a Roma, e più in generale in Italia, la vera questione da affrontare non è semplicemente come attirare più turisti, ma il difficile equilibrio tra il turismo e la tutela del territorio e della popolazione.
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