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Il turismo muove miliardi di dollari, ma si sa: il denaro non è tutto. E così la popolazione di una piccola isola caraibica si ribellano ai piani per lo sviluppo turistico locale stabiliti dal governo


Succede ad Haiti, e precisamente a Ile-à-Vache, un'isoletta a cinque miglia al largo della costa sud: il classico paradiso quasi incontaminato, rifugio del celeberrimo pirata inglese Henry Morgan nel XVII secolo e di una colonia di schiavi liberati dal presidente USA Abramo Lincoln nel 1863. "Un luogo tranquillo e semisconosciuto, che improvvisamente, con la crisi del turismo, viene scovato sulla mappa e su di essa si accende il faro del governo centrale per il rilancio del settore" scrive Lara Gusatto su Repubblica. E così l'esecutivo di Haiti ha realizzato un piano di sviluppo da 250 milioni di dollari per trasformare Ile-à-Vache in una destinazione top del turismo haitiano e caraibico. Ma i 14.000 abitanti dell'isoletta sono stati informati tardi, e adesso si ribellano.
Nel 2012, ad Haiti sono arrivati 950.000 turisti internazionali: un flusso sensibilmente inferiore rispetto ai 4,5 milioni di viaggiatori registrati nell'altra parte dell'isola principale haitiana, ovvero la Repubblica Dominicana. Il governo di Haiti ha quindi messo in campo una serie di misure per dare impulso all'industria turistica nazionale, puntando tra le altre cose proprio su Ile-à-Vache, dove "nel 2012 è sbarcato sull'isola Michel Martelly, il presidente di Haiti, al seguito di modelli, fotografi e i dirigenti di compagnie turistiche" spiega ancora Repubblica.
Dopo quella visita di Martelly, nel 2013 è arrivata la sorprendente decisioni di rivendicare i quasi 50 chilometri quadrati dell'ex covo dei pirati come "di pubblica utilità", privando potenzialmente i 14.000 abitanti della loro terra. "Il motivo? Sviluppare una località turistica di lusso. Il problema? "La popolazione locale non è stata mai consultata. È stato uno shock terribile", ha dichiarato all'agenzia Reuters Jerome Genest, un leader della comunità locale e membro dell'Organizzazione di Ile-à-Vache agricoltori (KOPI), che sta combattendo il progetto insieme a diversi altri gruppi".
Non deve essere stato piacevole, per la popolazione locale, venire a conoscenza del progetto direttamente dal sito del Ministero del Turismo: un aeroporto internazionale, un campo da golf, hotel e resort di lusso, spiagge sequestrate, terreni da pascolo acquistati e un centinaio di case espropriate, come ha riferito direttamente il ministro del Turismo di Haiti, Stéphanie Villedrouin.
Da una parte i posti di lavoro, dall'altra il desiderio di vivere in tranquillità: in mezzo, Ile-à-Vache.

 

Un ex covo di pirati nel mar dei Caraibi con spiagge incontaminate definito "l'ultima isola vergine delle Antille" e per molto tempo ignorato dal resto del mondo. Ile-à-Vache, un'isoletta a cinque miglia al largo della costa sud di Haiti, è (o meglio era) un luogo tranquillo e semisconosciuto, che improvvisamente, con la crisi del turismo, viene scovato sulla mappa e su di essa si accende il faro del governo centrale per il rilancio del settore. Un piano di sviluppo da 250 milioni di dollari per trasformarla nella nuova mecca del turismo haitiano e caraibico, peccato però che il governo si sia dimenticato di informare i 14mila abitanti.

 

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Fonte foto: zoomsurhaiti.com

 

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