Il primo fu Zaia, ma adesso la tempesta si allarga. Nell'occhio del ciclone, i meteorologi: la loro fallibilità - prima oggetto di sottili prese in giro al colonnello Bernacca o a chi faceva i tamburini meteo sui quotidiani considerati alla stregua degli oroscopi - è proverbiale, ma mai come in quest'ultimo periodo è oggetto di lamentele, critiche e accuse.
Guardare le previsioni del tempo prima di mettersi in viaggio è sempre stata un'abitudine diffusa. Oggi però, con app dedicate e colossi della meteorologia che si contendono il favore degli internauti ed anche degli ascolti TV, è diventata quasi una mania controllare se c'è il rischio di guidare su strade innevate o di affrontare una gita fuori porta sotto la pioggia.
In periodo di perdurante crisi economica il meteo è infatti diventato il motivo fondamentale per decidere se partire o meno. Soprattutto per ponti, short break e viaggi di un giorno, è di estrema importanza poter contare su un clima non avverso, così da scongiurare il rischio di "buttare via i soldi" per una gita in compagnia di Giove Pluvio o del Generale Inverno.
A Pasqua, per esempio, le previsioni dei vari istituti erano abbastanza concordi nell'indicare un week end freddo e umido: così in molti hanno rinunciato a partire, e anche se poi in molte parti d'Italia il tempo non era così brutto il bilancio di albergatori e operatori del settore turistico ne ha risentito parecchio.
Facendo infuriare il governatore del Veneto, Luca Zaia, che provocatoriamente invitò i meteorologi a non occuparsi più delle previsioni meteo della sua regione.
L'anatema provocatorio di Zaia, tuttavia, ha scatenato un dibattito che ha travalicato i confini veneti, arrivando in questi giorni fino in Toscana. Da Firenze, infatti, giunge la protesta di Aldo Cursano, presidente regionale della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), che lamenta un calo del 30% dei potenziali visitatori nello scorso week end, per colpa di previsioni rivelatesi sballate.
''Per fortuna il turismo internazionale regge e non è legato agli eventi metereologici o climatici - ha detto Cursano - ma la scelta delle città d'arte o delle destinazioni balneari è dipendente per il 60% dal mercato interno" e quindi, in caso di brutto tempo previsto, chi è indeciso tende a rinunciare.
In attesa che anche da noi prenda piede la moda statunitense dei "meteotour" per seguire tempeste e tornadi, occorrerebbe forse fare in modo che i turisti italiani non debbano rinunciare a un viaggio per risparmiare, in attesa di "tempi migliori".
Forse è il momento di trovare un accordo tra operatori turistici ed esperti e associazioni legate alla meteorologia (tipo la Società metereologica Italiana), che è una scienza. Magari trovando protocolli comuni o un elenco di siti “certificati”.
Il Direttore
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