Lunedì in Belgio nel giro di qualche ora si sono polverizzati 90 mila biglietti per il Tommorowland riservati ai ragazzi autoctoni; a partire da oggi altri 90 mila nel resto d’Europa e del mondo potranno aggiudicarsi l’ambito braccialetto per il festival techno, house e trance. Un giro d’affari di oltre 15 milioni di euro, a cinque mesi dall’inizio della musica. Certo per organizzare “la terra del domani", qualche grosso investimento è necessario: allestimenti visionari, impianti audio all’avanguardia, per non citare i cachet degli artisti. Ma è facile immaginare la rigogliosa ricaduta economica su un territorio che per tre giorni ospita 180 mila persone che ballano scatenate in termini di ospitalità, trasporti, ristoranti, musei e luoghi della cultura collaterale.
La storia dei grandi raduni musicali racconta il costume sociale e culturale delle epoche di diverse generazioni; da Woodstock a Glastonbury, scrittori e registi, libri e documentari hanno narrato i grandi raduni in cui il rock&roll sublima un rito di immaginazione collettiva. Oggi nell’era tecnologica, la musica digitale racconta un’epoca più cinetica, ma la melodia contemporanea non è sinonimo di rumore e continua a colmare il bisogno universale di spensieratezza e divertimento.
Il marketing della musica elettronica ha un impatto sui territori spesso sottovalutato, ma alcune case histories dell’ultimo decennio evidenziano come i grandi festival internazionali di musica digitale siano diventati best practies di industria culturale e miniere d’oro per le città e i territori che le ospitano. Pensiamo per esempio al Sonar di Barcellona e all’Exit di Novi Sad.
Questi eventi hanno elementi comuni che stanno alla base della loro attrazione: la contaminazione tra la musica e altri linguaggi dell’arte, il dialogo tra la musica contemporanea digitale e i luoghi classici che fanno da palcoscenico, l’internazionalizzazione del pubblico e degli artisti.
Il Sonar ospita all’inizio di giugno ottantamila ragazzi per le vie di Barcellona, il giorno nei musei, tra il MACBA e il CCCB, e nelle strade, si sentono gli echi della musica contemporanea dalla più concettuale fino alla techno mentre la notte gli hangar industriali di Barceloneta si trasformano in arene musicali. La fortezza di Petrovaradin a Novi Sad è il venue dell’Exit Festival. Nato nel 2000 come raduno studentesco di opposizione al regime di Slobodan Miloševi?, l’Exit nel 2007 e nel 2012 è stato riconosciuto Best European Festival agli UK Festival Awards, un premio assegnato da Yourope, associazione dei maggiori 40 festival del continente. Negli anni si sono esibiti tra gli altri Massive Attack, Prodigy, Kraftwerk, Snoop Dog, Chemical Brothers e centinaia di djs; per l’appuntamento di luglio 2013 l’Exit ha già lanciato il nuovo claim rEvolution Exit e l ‘hastag su Twitter: #inloveatexit. Alla Fortezza di Novi Sad sono attese oltre 200mila persone da 60 paesi del mondo.
Dalle acque di Mamaia sul mar Nero alle Winter Music Conference di Miami, dall’Amsterdam Dance Event al Sonar di Reykjavik, il business della musica elettronica è una risorsa globale per i territori: per gli affari, ma soprattutto per l’arricchimento culturale, questi grandi eventi infatti dimostrano come la cultura del divertimento sia in grado di interagire con la sensibilità degli abitanti e con la storia dei luoghi, aggiornando i canoni della musica.
Pietro Martinetti - Mailander