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Proprio questo weekend ho letto in un blog – perché il tempo che uno passa davanti ad uno schermo è sicuramente maggiore rispetto a quello trascorso davanti ad un libro, a un’opera d’arte o semplicemente ammirando un paesaggio da una panchina – alcuni pensieri riguardo “Il giorno della Marmotta”, il film Groundhog Day in italiano intitolato “Ricomincio da capo”, e la relativa preoccupazione per i presagi nefasti di un inverno che non accenna a finire.

Trovo quindi comprensibile la preoccupazione del Ministero dei Beni Culturali riguardo all’incasso della Settimana della Cultura proprio agli inizi dell’alta stagione turistica. È comprensibile la decisione di annullare l’ingresso gratuito per sette giorni in musei e siti archeologici, considerato che queste strutture rappresentano anche posti di lavoro che vanno difesi. Quello che non riesco levarmi dalla mente, tuttavia, è che questa scelta sia un ulteriore segnale che questo lungo e freddo inverno non sta affatto per terminare. “Potrebbe andare anche peggio. Potemmo trovarci a Punxsutawney, in Pennsylvania, ospiti di un alberghetto di provincia e svegliarci in una stanza dalle tende fiorate, vittime di un’ostinata radiosveglia pronta ad interrompere i nostri sogni dorati, puntuale ed indistruttibile, armata della forza assurda delle sei del mattino e perennemente incantata su una canzone di Sonny & Cher. Potremmo scoprirci  ostaggi di pankcakes e toast, vittime indifese di incontri grotteschi, pronti ad indovinare gli eventi e dotati del superpotere di sapere in anticipo tutto quello che accadrà. Oggi potrebbe essere quel giorno che credevamo fosse ieri e che non sarà diverso domani, neanche di una virgola. E potremmo rimanere incastrati nell' estenuante ricerca di un'assonnata marmotta chiamata a predire le sorti metereologiche ed il destino della primavera” (blog ZebreLeoni).

Perché se la primavera che ci si annuncia è privata di una settimana intera, una settimana importante come quella della Cultura – quando il Paese, come Ali Babà, sposta quell’enorme masso di pietra dall’entrata della sua cava per farli godere a tutti, indistintamente belli e brutti, quei magnifici tesori – viene voglia di rimanere addormentati in questo torpore o letargo, nel quale l’intero sistema-Paese si culla da tanto, troppo tempo.

Spesso ci capita di ospitare – su questo nostro portale – interventi di opinion leader o opinion maker che cercano, a questo punto viene quasi da dire “invano”, di sottolineare l’importanza del lascito culturale di questo MERAVIGLIOSO PAESE. Ma se i giorni della merla, o quelli della marmotta, continuano a susseguirsi, senza che ci sia un intervento incisivo, o che qualcuno in vista delle prossime elezioni includa nel proprio programma elettorale una sola proposta di intervento concreto, rischiamo di avere generazioni future “affamate” di cultura, creando così degli illegali o dei combattenti per la liberazione della cultura.

Magari li troveremo con le molotov ad abbattere i portoni dei musei in giro per il Paese? È molto più probabile che si accontenteranno della sommaria e filtrata cultura riproposta dalla rete, sfiorando i touch schreen piuttosto che le braccia della Paolina Borghese di Canova (lo ammetto, di nascosto l’ho fatto più di una volta cercando di non farmi beccare dai custodi della Galleria Borghese). È una notizia grave questa. È stata cancellata la settimana della cultura, proprio poco dopo che sono stati presentati sul sito del ministero i risultati del sondaggio on-lineIl museo che vorrei”. I dati emersi rivelano che i maggiori consumatori culturali sono le donne, con il 60,07%, contro un 39,34% degli uomini (e qui viene da citare Rita Levi Montalcini: “La donna è stata bloccata per secoli. Quando ha accesso alla cultura è come un’affamata. E il cibo è molto più utile a chi è affamato rispetto a chi è già saturo”).  

Il rapporto qualità-prezzo rivela che 75,96% degli italiani ritiene sia giusto pagare un biglietto di ingresso nei luoghi della cultura statali, ma alla domanda “Ritiene che il prezzo del biglietto sia mediamente adeguato a quanto è offerto in termini di proposta culturale?”, il 42,25% ha risposto di sì, contro un 56,92% che ha risposto negativamente. Questo sondaggio poneva anche un’altra domanda: “Quali tra queste politiche di incentivazione tariffaria ritiene più interessanti per favorire un maggiore avvicinamento ai luoghi della cultura da parte del pubblico?”; di fronte a tale quesito, la maggior parte degli intervenuti ha optato per le prime domeniche del mese gratuite (61,21%), mentre solamente il 17,38% desidera “gratuità occasionali (Settimana della Cultura, San Valentino, Festa della Donna)”. Con un pizzico di malizia, viene da pensare che questa consultazione del popolo della cultura ha quindi prodotto un’azione davvero immediata…

Ma quello che più colpisce tra i dati emersi dal sondaggio effettuato viene riassunto proprio dal direttore generale del ministero, Anna Maria Buzzi: “Una fascia di popolazione che vogliamo recuperare sono i giovani, che purtroppo risultano ancora poco attratti dalle iniziative culturali”.

 

Damir Biuklic – Mailander

 

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