"Andare al museo è troppo caro, menomale che domenica è gratis"
"L'Italia potrebbe vivere di cultura e turismo"
Due luoghi comuni ricorrenti, falsi e contrastanti tra loro.
Comincio col dire che il patrimonio artistico italiano è sicuramente sottostimato, in primis da quella massa di popolazione che tira in causa l'arte più per sentito dire che per conoscenza diretta. Una mentalità tendenzialmente superficiale più propensa allo sfruttamento che alla valorizzazione vera e propria, la stessa differenza che intercorre tra le potenzialità del Colosseo con quelle di un parco divertimenti a tema gladiatorio.
I musei gratis come soluzione alla domenica noiosa, il museo come succedaneo del centro commerciale in cui una volta si passeggiava comprando stancamente e che oggi, a causa della crisi, è meglio evitare per stare lontani dalle tentazioni.
E allora succede che visitatori famelici fagocitano ingressi a cottimo come fossero tappe di un tour da far fruttare. Perché è gratis, non perché sia cultura. La notte dei musei ne era un caso lampante.
Perché andare per musei è caro. Non è vero.
Ci sono siti museali e archeologici con biglietti compresi tra 1 e 2 Euro per decreto, eppure ristagnano nella solitudine nonostante la loro incredibile fierezza millenaria.
Un numero consistente di luoghi possono essere visitati a prezzi ridicoli, si possono acquistare abbonamenti museali per l'intero anno al prezzo di una rata mensile dello smartphone e scoprire cose mai viste né sentite prima.
"C'è tutto un mondo intorno a noi" diceva uno spot di telefonia mobile con quasi vent'anni sulle spalle. L'abbonamento museale a quanto pare non è un acquisto smart se il record di ingressi lo si fa solo quando non si paga. A prescindere dalla mostra, basta che sia gratis.
Eppure dovremmo vivere di turismo e cultura. L'Italia non può vivere di solo turismo artistico ed è controproducente trasformare i musei in una specie di supermercato in eterno periodo di saldi.
All'inizio del ventunesimo secolo abbiamo deciso che i musei fossero provvisti di caffetterie e bookshop dove acquistare gadget dozzinali che vanno dall'ombrellone al temperamatite di produzione cinese e oggi arriva la politica dell'ingresso gratuito mensile.
Eppure il mercato, il social media marketing per primo, insegna a scegliere il proprio target per focalizzare l'obiettivo, spiega come raccontare una storia e fidelizzare l'utente allontanandosi dal mercato di massa poco ricettivo e sempre abituato al "tradimento" della qualità puntando costantemente all'offerta più bassa.
Allora perché l'arte dovrebbe deprezzarsi per diventare attraente? Perché il pagamento di un corrispettivo non viene visto come il giusto riconoscimento per un beneficio ottenuto nella visione di un quadro o di una scultura?
Forse perché l'arte non si insegna più, causando così la perdita di quel pubblico in grado di dare un riconoscimento (anche economico) alla bellezza. Lavorare per ricostruire il gusto estetico e la conoscenza è faticoso, meglio puntare all'offerta imperdibile, quella che non eleva lo spettatore a un livello più alto bensì abbassa il valore del bene artistico. Lo deprezza fino allo zero.
E invece dietro al pagamento c'è un gesto carico di significato soprattutto per chi ha in testa la politica del profitto.
Un solo euro, seppur misero, è un prezzo da riconoscere a chi ti accoglie all'ingresso, a chi ti guida nelle sale, a chi permette di illuminare le opere e renderle sicure nonché visitabili. È un incontro a metà strada che richiede uno sforzo da entrambe le parti, non una resa incondizionata dell'arte. Stiamo parlando di un gesto simbolico che non impoverisce né tantomeno arresta la voglia irrefrenabile di chi ha davvero deciso di intraprendere un cammino di cultura. Restituire gli ingressi ridotti a pensionati e under 18 durante la settimana, dare un'alternativa rivoluzionaria a coloro che non vogliono arrendersi al daytime televisivo, trasformare gli spazi espositivi in veri punti aggregativi, non nel bar chic dove fare ricevimenti. Questi spazi devono essere trasversali durante il corso dell'intera giornata, poliedrici senza puntare ad essere di massa a tutti i costi.
Ma l'arte è di tutti. Appunto! Infatti l'arte è nei musei, visitabile per un numero incredibile di giorni all'anno.
L'arte però avrà pur bisogno di un approccio mentale differente dalla passeggiata lungo il corso per favorire la digestione del pranzo domenicale?
Gianluca Di Lonardo
Twitter @GiElleDiElle
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