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Il direttore generale dell’Enit non esclude un allargamento delle competenze per la struttura di promozione turistica. Ma resta il problema dello scarso budget a disposizione: 18 milioni, di cui 17 per stipendi e gestione

 

L’Enit anche per i turisti italiani? Possibile, dice Andrea Babbi, il direttore generale dell’Agenzia Nazionale del Turismo, che fino a oggi si è dedicata esclusivamente all’attrazione di turisti stranieri nel nostro Paese. Un’idea, quella dell’Enit per gli italiani, non del tutto nuova, considerato che era stata inserita nel noto Piano strategico 2020 per il rilancio del settore. Sul Piano Gnudi, peraltro, Babbi fa notare come non sia ancora stato approvato dal governo Letta, e che “intanto è stata abolita la struttura di missione che se ne doveva occupare”.

Il dg dell’Enit si dice dunque disponibile a un allargamento delle competenze della struttura, in modo da sostenere e supportare la domanda turistica interna, ma nel frattempo Babbi non smette di far notare le criticità di un ente che lamenta una cronica mancanza di budget per le iniziative: “Quello 2013 ammonta a 18 milioni di euro, di cui però 17 destinati ai costi di struttura” ovvero stipendi e gestione. “Ora bisogna ragionare per il 2014 sperando che venga aggiunta una quota per il marketing, altrimenti di cosa stiamo parlando? Si dice sempre che il turismo è il nostro petrolio, ma per tirarlo su dateci almeno una trivellina, non una paletta da spiaggia” dichiara Babbi con una dose di ironia. Ironia del tutto assente quando il dg fa notare i budget ben più corposi che le strutture di promozione turistica possono vantare all’estero: “La Svizzera può contare, solo per la promozione, su 44 milioni di euro”.

Ma Babbi ha anche delle buone notizie da mettere sul tavolo. A partire dalla ripresa del dialogo con le Regioni, “che con Enit non si parlavano da tempo, mentre oggi facciamo un incontro al mese”, per arrivare al buon lavoro fatto sui visti per l’Italia, “da gennaio aumentati del 30-40%”.

La strada da fare è ancora molto lunga, e nel prossimo futuro la strategia di Enit riguarda anche le fiere di settore, con la dichiarata volontà di partecipare in misura massiccia, e la presenza all’estero, attività sempre più centrale per la struttura: “Non dobbiamo lasciare i dirigenti a Roma, devono andare sul territorio. Prima la proporzione era di un 60% in Italia e un 40% all’estero, oggi sette su dieci sono nelle sedi estere. Abbiamo chiuso alcune sedi ma anche aperte o riaperte delle altre magari presso i consolati o gli Ice”.

Due, quindi, gli obiettivi: mantenere la presenza sui mercati che contano, e al tempo stesso trovare il modo di tagliare alcuni costi. “Produciamo 350mila euro a disposizione con queste mosse, cifra forse banale ma su un budget da 18 milioni…”spiega un determinato Andrea Babbi.

 

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