La Campania torna indietro di un quindicennio. Nei giorni scorsi, l’Osservatorio Banche Imprese (OBI) ha presentato presso il Museo Correale di Sorrento i dati sul valore aggiunto in Penisola Sorrentina e nella Costiera Amalfitana, parte di un più ampio “Rapporto sul valore aggiunto dei comuni del Mezzogiorno: stime 1995-2012 e previsioni 2013 - 2016”. E il quadro che ne emerge non è dei più confortanti per la Campania, che a causa di ritardi strutturali, sprechi e inefficienze paga un salto all’indietro nei dati economici locali del valore di 51 milioni di euro.
La Campania, tornata indietro ai numeri del 1999, si trova al sestultimo posto nella classifica relativa al valore aggiunto prodotto da ciascuna regione nel 2012, e se la situazione difficile dell’economia campana è purtroppo un aspetto prevedibile, a sorprendere in negativo è la scarsa performance turistica registrata nel 2012 dalla penisola sorrentina, un’area tradizionalmente ricca della regione.
Nel 2012, i Comuni di Vico Equense, Meta, Piano, Sant’Agnello, Sorrento e Massa Lubrense hanno infatti fatto registrare una perdita di circa 51 milioni di euro di Pil in termini di valore aggiunto. Nello specifico, la situazione più drammatica riguarda Sorrento, che negli ultimi dodici mesi ha perso 24 milioni di euro e il 6% di Pil, con valori tornati ai livelli del 1998. Un calo significativo anche per Capri e Ischia, che nel 2012 perdono rispettivamente 23 e 28 milioni di euro. Meglio, o forse bisognerebbe dire meno peggio, hanno fatto Positano e Amalfi, con “solo” due milioni di perdite.
Una perdita ancora più drammatica è stata evitata grazie ai flussi turistici, che nonostante la crisi hanno tenuto bene: “I segni di sofferenza sono evidenti – ha spiegato Gaetano Mastellone, vicepresidente dell’Obi – La ripresa è dietro l’angolo, a patto che certi problemi vengano affrontati in modo serio e tempestivo”. Entro il 2016, infatti, Sorrento dovrebbe recuperare 36 milioni di euro, e l’intera penisola sorrentina dovrebbe riprendersi 72 milioni, facendo comunque tornare i valori aggiunti solo ai livelli del 2004. Per rilanciare a lungo termine l’economia locale, dunque, secondo Mastellone “occorrono sgravi fiscali sulle start-up ed riduzione dell’aliquota Iva sui servizi turistici. Il comparto turistico regge solo grazie alle grandi capacità degli imprenditori, ma ha urgente bisogno di una politica di settore a livello tanto nazionale quanto locale”.