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Cresce la domanda di un turismo sostenibile e lontano dalla folla. Tra antichi sentieri, borghi Bandiera Arancione e progetti innovativi come Sustainevents, il territorio del Lago Maggiore dimostra come l'autenticità sia la nuova frontiera del marketing territoriale.

Settembre è tempo di bilanci, ma soprattutto di visioni. Mentre le città d'arte tirano le somme di un'estate intensa, c'è una parte di Piemonte che vive la sua stagione d'oro. È l'Alto Piemonte, un mosaico di laghi, valli e borghi storici, che sta cavalcando con intelligenza il trend globale del turismo lento e consapevole. Lontano dalle "capitali" del turismo di massa, qui si sta affermando un paradigma che poggia su sostenibilità, autenticità e valorizzazione delle risorse locali. Un marketing territoriale che non "crea" attrazioni, ma svela e connette ciò che già esiste.

Un esempio emblematico di questa nuova visione è il progetto Sustainevents, finanziato dal programma Interreg Italia-Svizzera. L'idea è tanto semplice quanto potente: usare gli eventi culturali e sportivi, spesso di grande richiamo, come catalizzatori per promuovere un'intera filiera turistica responsabile. L'obiettivo è creare un modello replicabile di evento sostenibile, lavorando su tutta la linea: dalla mobilità dolce al coinvolgimento delle comunità locali. Appuntamenti come Tones on the Stones o lo Stresa Festival si trasformano così da semplici eventi in manifesti programmatici, la prova tangibile di un impegno verso un turismo a basso impatto e ad alto valore esperienziale.

Questa filosofia trova la sua naturale estensione nella mobilità dolce. L'Alto Piemonte sta riscoprendo e promuovendo con forza la sua fitta rete di sentieri, trasformandoli in prodotti turistici strutturati. Il Cammino del Lago Maggiore, un anello di 230 km che attraversa tre territori, è l'esempio di come si possa "mettere a sistema l'esistente". Evitando le strade trafficate del lungolago per salire a mezza costa, il percorso attraversa borghi dove l'accoglienza è ancora un fatto di comunità, non un'industria. Accanto a questo, itinerari come quelli lungo la Linea Cadorna o nel Parco Nazionale della Val Grande offrono narrazioni diverse per viaggiatori diversi, dalla storia alla natura selvaggia.

Tale infrastruttura di turismo lento trova il suo approdo nei numerosi borghi che costellano il territorio. Molti di questi, insigniti della Bandiera Arancione, basano il loro marketing non su attrazioni roboanti, ma sul fascino discreto dell'autenticità: un centro storico ben conservato, un ecomuseo, i sapori di un'osteria. La vera sfida, per questi luoghi, è comunicare il proprio valore senza snaturarsi. La soluzione adottata è una digitalizzazione "gentile", che usa la tecnologia non per urlare, ma per sussurrare. I siti web e le app diventano strumenti pratici al servizio del viaggiatore, mentre i social media si trasformano in piattaforme per uno storytelling visivo che racconta storie, non vende prodotti. È un dialogo con una nicchia di pubblico consapevole, costruito sulla credibilità di ambassador e influencer specializzati in un turismo che è, prima di tutto, cultura del viaggio.

Questo approccio segna un punto di svolta. Il marketing territoriale dell'Alto Piemonte non si sta limitando a promuovere una destinazione, ma sta definendo un'identità e, con essa, un nuovo patto con il visitatore. Il successo di questo modello non andrà misurato nel breve termine con i soli numeri delle presenze, quanto nella sua capacità di generare valore durevole per la comunità locale e di preservare l'integrità del paesaggio. La vera rivincita, per questi territori, non è vincere la gara dell'overtourism, ma scegliere con coraggio di non correrla affatto, dettando un nuovo ritmo per il futuro del turismo.

 

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