Rispetto al 2018 le distanze tra i Comuni si sono ridotte, ma nel percorso di trasformazione in smart city si può fare di più - soprattutto al Sud. I dati e le potenzialità del digitale sono la chiave per il successo
Per il sesto anno consecutivo Milano si guadagna il titolo di “città più smart d’Italia”. Secondo il rapporto ICity Rank 2019, presentato in apertura di FORUM PA Città il 26 e 27 novembre scorsi a Roma, il capoluogo lombardo è al primo posto per solidità economica e mobilità sostenibile, al secondo per la qualità sociale e al terzo per trasformazione digitale, anche se è fuori dalla top ten per capacità di governo (è dodicesima) ed è decisamente indietro per quanto riguarda la tutela ambientale (è al 54° posto).
La novità del 2019 è che il divario tra la capolista e gli altri 106 capoluoghi di provincia italiani si è notevolmente ridotto. Firenze, la seconda classificata, è a soli due punti di distanza grazie al primo posto in qualità sociale e trasformazione digitale, al secondo per capacità di governo, al terzo per quanto riguarda la mobilità sostenibile e al quinto per la tutela ambientale. Bologna, che ha guadagnato il terzo gradino del podio, è al primo posto per capacità di governo, seconda per trasformazione digitale e solidità economica, terza per tutela ambientale e qualità sociale. Seguono Bergamo, Torino, Trento, Venezia, Parma, Modena e Reggio Emilia, con risultati altrettanto lodevoli in molti degli indicatori analizzati.
Note dolenti per il Sud del Paese che, purtroppo, resta ancora indietro: le prime venti città in classifica appartengono tutte all’area centro-settentrionale e, per di più, sono tutte al Nord le città che hanno guadagnato più posizioni rispetto al rapporto 2018 (Cuneo +23, Brescia e Rovigo +20, e Piacenza +18). Bisogna arrivare al 37° posto per trovare un rappresentante del Sud e Isole (Cagliari, con 6 posizioni guadagnate sul 2018) e, fatta eccezione per Pescara, Bari e Lecce, gli altri 34 capoluoghi del Sud Italia sono fermi nelle ultime 38 posizioni della classifica. La buona notizia è che ci sono ampi margini di miglioramento e che grazie a questa ricerca è più facile individuare le buone pratiche dalle quali prendere ispirazione.
ICity Rank – fino all’anno scorso ICity Rate – fa il punto sull’evoluzione dei capoluoghi italiani nel loro percorso di trasformazione in città più intelligenti, cioè più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili e più capaci di promuovere lo sviluppo adattandosi ai cambiamenti. Attraverso le sei dimensioni urbane interessate dai processi di innovazione – solidità economica, mobilità sostenibile, tutela ambientale, qualità sociale, capacità di governo, trasformazione digitale – a loro volta sintesi di oltre 100 indicatori che descrivono e misurano i diversi aspetti presi in considerazione, FPA calcola un indice finale (l’ICity Index, appunto) e stila la classifica dei 107 Comuni capoluogo.
Fondamentali i dati: “Se volessimo individuare una chiave di volta nel percorso verso la smart city, questa sarebbe certamente la capacità di conoscere e analizzare cosa avviene sui territori, incrociando i dati e le informazioni che arrivano dalle fonti più diverse e utilizzandole poi per rispondere in maniera tempestiva e prendere decisioni mirate” ha dichiarato Gianni Dominici, Direttore Generale di FPA. “Oggi non si può pensare di governare una città in maniera intelligente se non si possono governare i dati, attraverso processi che mettano insieme gli operatori pubblici e quelli privati che li producono e li detengono”.
In più, considerando che le tre città più smart sono anche le prime tre nella graduatoria dedicata alla trasformazione digitale, è facile concludere che le nuove tecnologie possano dare una spinta importante all’evoluzione intelligente delle città. La trasformazione digitale, però, che riguarda concetti come app municipali, digital openness, wi-fi pubblico, accesso alla banda-larga, IoT e tecnologie di rete, disponibilità di servizi online, social PA, deve coinvolgere non solo l’amministrazione comunale, ma anche l’insieme dei soggetti che operano nel contesto urbano. “La rivoluzione digitale sta già investendo in modo diretto i centri urbani, influenzando la produzione di beni e servizi e le relazioni sociali, creando le condizioni per offrire nuovi servizi individuali e nuove modalità di trasmissione dei servizi urbani collettivi” ha commentato Andrea Rangone, CEO di Digital360. “Soltanto le città che saranno capaci di utilizzare consapevolmente le nuove tecnologie di analisi dei big data che esse stesse producono diventeranno più competitive sia come luoghi di residenza che di produzione”.
La ricerca ICity Rank 2019 è scaricabile gratuitamente - previa registrazione alla community di FPA - a questo link.
Teresa Principato
Twitter @teresa_pr