L'Italia in dieci anni è precipitata dal primo al diciottesimo posto nel Country Brand Index: oltre le politiche che colpe ha il settore ?
L'analisi di Gian Antonio Stella di oggi sul Corriere della Sera traccia una storia dell'orrore per il turismo in Italia. Ma soprattutto per la politica e le politiche sul turismo, che sembrano ignorare il boom del turismo globale e l'opportunità di sollevarsi attraverso di esso. Oltre le parole di Renzi ogni qual volta discute di Expo2015 o di economie delle esperienze e l'attivismo del suo ministro Franceschini, sono macigni le statistiche che snocciola Stella, come i 1521 titoli dell'Ansa con Gian Carlo Padoan in cui non compare una volta la parola turismo o il solo titolo che accomuna il turismo e Susanna Camusso, a cui il 14% del totale degli occupati dovrebbe stare a cuore. Questi indizi portano alla prova che chi dirige l'economia in Italia ignora un'economia che equivale al (comunque pallido) 4% del PIL (10% se si considera l'indotto). Ma ci sono tanti altre classifiche che ci portano a perdere appeal nel Country Brand Index: un sistema valori sempre più opaco, un paese con poco attrattività per studi e investimenti, le infrastrutture, l'intolleranza, la scarsa tecnologia, la sostenibilità ambientale.
Conosciamo il nostro potenziale e siamo ancora primi nel desiderio di viaggio per gli stranieri che almeno una volta nella vita vogliono venire a visitare le nostre meraviglie, ad assaporare i nostri prodotti a consumare il made in Italy.
Ma quali sono le colpe del turismo italiano? Come gli operatori possono aiutare e persuadere la politica a costruire un piano industriale del settore che non ci faccia perdere questa opportunità epocale ? Lo chiediamo a voi, rispondeteci sulla nostra pagina Facebook
(fonte Corriere della Sera)