Tagli tra i dirigenti, integrazione cultura-turismo, più valore alle arti e alle tecnologie contemporanee: il ministero cambia per stare al passo coi tempi e per rispettare la spending review
Una rivoluzione del modello organizzativo dei beni culturali: così un comunicato ufficiale del Collegio Romano definisce la riorganizzazione del Mibact presentata questa mattina dal ministro Dario Franceschini.
L'amministrazione viene resa più snella, efficiente e meno costosa, spiega la nota, in particolare attraverso sei cambiamenti:
- l'ammodernamento della struttura centrale e la semplificazione di quella periferica;0
- l'integrazione definitiva tra cultura e turismo;
- la valorizzazione dei musei italiani (20 musei di interesse nazionale dotati di piena autonomia gestionale e finanziaria con direttori altamente specializzati e selezionati con procedure pubbliche);
- il rilancio delle politiche di innovazione e formazione;
- la valorizzazione delle arti contemporanee;
- la revisione delle linee di comando tra centro e periferia (semplificazione delle procedure per ridurre i contenziosi) ed il taglio delle figure dirigenziali (37 dirigenti in meno).
"Non si tratta di piccoli cambiamenti" è il commento del ministro Franceschini "gli italiani si aspettano da questo Governo riforme importanti e la riorganizzazione del Mibact è una grande rivoluzione che ci consentirà di investire sull'incredibile patrimonio culturale che possediamo".
La riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, spiega ancora la nota ufficiale, trae origine dalle politiche di spending review. "Il MIBACT adempie, finalmente, a tale obbligo e ridisegna se stesso in modo fortemente innovativo, riducendo le figure dirigenziali. L'adeguamento ai numeri della spending review è divenuto perciò l'opportunità per intervenire sull'organizzazione del Ministero e porre rimedio ad alcuni problemi che da decenni segnano l'amministrazione dei beni culturali e del turismo in Italia".
Cinque "disfunzioni e lacune" ammettono dal Mibact "riconosciute ed evidenziate molte volte e da più parti":
- la assoluta mancanza di integrazione tra i due ambiti di intervento del Ministero, la cultura e il turismo;
- la eccessiva moltiplicazione delle linee di comando e le numerose duplicazioni tra centro e periferia;
- il congestionamento dell'amministrazione centrale, ingessata anche dai tagli operati negli ultimi anni;
- la cronica carenza di autonomia dei musei italiani, che ne limitano grandemente le potenzialità;
- il ritardo del Ministero nelle politiche di innovazione e di formazione.
La riforma è stata costruita innanzitutto per risolvere questi cinque "nodi" e può essere quindi descritta lungo le sei linee di azione descritte, con una riorganizzazione che propone il taglio di 37 dirigenti (6 di I fascia, 31 di II fascia).
Leggi l'analisi completa della riorganizzazione sul sito del Mibact
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Nell'immagine, la sede del MiBACT, il Collegio Romano