Dopo vent'anni, almeno metà del lavoro è stato fatto. Si potrebbe riassumere così un bilancio di Ricicloni, l'iniziativa di Legambiente che dal 1993 premia i Comuni che ottengono i migliori risultati nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti (e che oggi ha svolto la cerimonia di premiazione 2013).
Da una parte, ci sono i virtuosi piccoli Comuni, in linea se non oltre i parametri indicati dall'Europa: nel 2012 hanno raggiunto l'obiettivo di almeno il 65% di raccolta differenziata dei rifiuti urbani ben 1.293 centri, quasi tutti di ridotte dimensioni. Dall'altra parte, infatti, ci sono le grandi città, che pagano ancora forti ritardi nella gestione dei rifiuti, rispetto agli standard europei: solo sei città capoluogo di provincia sono "Riciclone", quattro al Nord (Belluno, Pordenone, Verbania e Novara) e due al Sud (Salerno e Oristano), ma si tratta di solo il 5% del totale e di città con meno di 140mila abitanti.
A tracciare un quadro di parziale soddisfazione per i risultati ottenuti da Ricicloni sono Vittorio Cogliati Dezza e Andrea Poggio, rispettivamente presidente e vicedirettore di Legambiente, che dall'apposito sito web ricicloni.it scrivono:
Vent’anni fa abbiamo iniziato a premiare i primi Comuni Ricicloni in Lombardia, nella sede di Legambiente, in un luminoso scantinato di Milano, città allora a rischio emergenza: un anno dopo montagne di sacchi neri di rifiuti rimasero per strada a causa del blocco ad oltranza delle discariche ad opera degli abitanti da noi spalleggiati. Venti anni non sono passati invano per una parte del Paese. Venti anni da allora, nel 2013, festeggiamo una Italia virtuosissima, ormai libera dai rifiuti: 330 Comuni che abbiamo definito “rifiuti free”, a cui rimane da smaltire meno di 75 chili di rifiuti pro capite all’anno. Un obiettivo che probabilmente l’Europa si proporrà per il 2050: ebbene, è quello che succede già, ad esempio, ad Empoli, con i suoi quasi 50 mila abitanti. Festeggiamo una Italia di 8 milioni di abitanti, 1300 Comuni, che sono in regola con gli attuali obiettivi europei: almeno il 65% di raccolta differenziata e avvio a recupero delle diverse frazioni di materiali. Mentre l’altra Italia (Roma inclusa) ancora non si è accorta che il mondo è cambiato, riempie cassonetti e discariche, finché può.
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(da il Sole 24 Ore)
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