Un racconto dei giorni attuali visti dal futuro, per provare a mettere in prospettiva quello che stiamo vivendo
Ed eccoci qui: l’ennesima pandemia mondiale, oramai ci siamo abituati, il mondo ne ha vissute moltissime, i nostri libri di storia narrano delle epidemie passate nei vari millenni e sempre più frequenti negli ultimi 100 anni.
Ogni volta che una nuova malattia si è presentata nel nostro mondo la nostra reazione è stata la stessa: un misto di incredulità, diffidenza e paura. Ma anche la sicurezza derivata dal sapere che ogni volta l’abbiamo scampata, che ogni volta il genere umano è andato oltre, ricominciando da capo. A volte ripartendo da zero, ricostruendo tutto e facendo un nuovo passo avanti.
Le cronache raccontano di epidemie passate ed è diventata particolarmente famosa la prima pandemia dell’era moderna, quella del 2020, che in un mondo globalizzato, fortemente tecnologico ma ancora diviso da interessi nazionalistici ha costretto l’umanità a fare i conti con le proprie debolezze e incertezze.
Si narra di paure incontrollate, di assalti alle strutture essenziali, di economia mondiale in ginocchio, di chiusura delle frontiere, come se i virus e le malattie potessero fermarsi alle frontiere per mancanza di permessi di ingresso o facendo appello al loro senso di responsabilità.
In quell’anno abbiamo capito che al dominio incontrollabile della natura e alle leggi che la natura ci impone non è possibile opporsi e abbiamo dovuto accettare che a volte è necessario fermarsi, sostenersi per poi ripartire tutti insieme perché le malattie, le guerre, le carestie passano e poi tutto ritorna al proprio posto con i problemi comuni e la noiosa quotidianità.
Oggi nel 2120 lo sappiamo, lo abbiamo imparato dal passato, tutto questo si chiama evoluzione e ha sempre fatto parte di noi, del nostro mondo e farà ancora parte dei mondi a venire.
Oggi abbiamo meno paure e più consapevolezze... ce la faremo, come ce l'abbiamo sempre fatta.