Della Sicilia, come di tante destinazioni turistiche del Sud, i media ne parlano nel bene o nel male esclusivamente d'estate. Dopodiché si accantona il problema e ce se ne ricorderà tra un annetto.
A chiudere la stagione estiva siciliana ci ha pensato il Grand Hotel San Calogero di Sciacca (AG), primo non per essere il miglior hotel termale d'Italia ma per il triste primato di essere l'incompiuta più famosa d'Italia. Ed è proprio con questa immagine che credo si possa riassumere lo stato attuale del turismo siciliano. Sessant'anni di mala gestione di una destinazione turistica che potrebbe essere una miniera d'oro per il turismo italiano, 365 giorni l'anno.
Vorrei cominciare da un punto che viene spesso usato quando si parla di Sicilia, soprattutto da quando la Boston Consulting ha paragonato la Sicilia con le Baleari in Spagna. Cominciamo con dei numeri che servono ad avere più chiara la situazione.
(clicca sull'immagine per ingrandirla)
Realmente l'isola italiana e l'arcipelago spagnolo non dovrebbero essere paragonate, data la differenza sia di superficie che di numero di abitanti. Le Baleari sono 1/5 della Sicilia ma paradossalmente ricevono solo 3 milioni in meno di turisti all'anno, con dei rapporti tra numero di turisti per superficie e per abitanti che fanno realmente accapponare la pelle. Se volesse ottenere in proporzione lo stesso flusso turistico spagnolo, la Sicilia dovrebbe quadruplicare il numero di turisti annuali. Cifre da capogiro. Se poi si osserva la capacità ricettiva dell'isola nostrana si può notare che gli esercizi presenti sul territorio siciliano sono di più rispetto alla Baleari ma i posti letto sono la metà. Ciò denota che innanzitutto le strutture alberghiere ed extra alberghiere sono molto più piccole rispetto alle spagnole e insufficienti i numeri di posti letto se si volessero raggiungere i numeri del nostro competitor.
Per quanto riguarda la gestione, essendo la Sicilia una Regione a statuto autonomo e avendo quindi piena libertà nella gestione del turismo, il paragone con le Isole Baleari rimane sullo stesso piano, visto che in Spagna la gestione del turismo è di competenza regionale. Vi fornisco un unico dato: le isole Baleari hanno in vigore un Piano Integrale del Turismo dal 2012 con scadenza 2015 (PITIB) che aggiornano periodicamente, in Sicilia l'ultimo Programma Triennale di Turismo che ho trovato sul sito dell'Assessorato risale al triennio 2007-2009. Quindi, assessore Stancheris, magari invece di perdere tempo su Facebook creando inutili polemiche, potrebbe cominciare a scrivere un Piano Strategico con dei numeri e degli obiettivi e una strategia da seguire.
Le conseguenti differenze tra chi ha un piano e chi no si rispecchiano nei dati.
Negli ultimi quattro anni, dopo una serie negativa dal 2007 al 2009, le Baleari sono riuscite a recuperare più velocemente e persino a superare i risultati positivi del 2008. La Sicilia al contrario ancora non è riuscita a ritornare ai dati del 2006. Visto che poi non è la quantità che conta ma la qualità, nel 2013 i turisti stranieri hanno lasciato sulle isole spagnole 10.683 milioni di euro, la spesa media per turista è stata di 114€, +3,9% rispetto all'anno precedente pur diminuendo la permanenza media di 8 notti, che ha registrato una diminuzione del 2,7%. In Sicilia invece i turisti stranieri hanno lasciato 1.100 milioni di euro con una spesa media di 154€, la permanenza media del 2012 è di 3,5 notti. Immaginiamo se aumentasse la sola permanenza e si aumentasse (nemmeno di tanto) il numero di presenze. Non saremmo qui a parlarne male.
Vista la recente polemica riguardo ai voli siciliani, il confronto sui dati relativi ai movimenti dei passeggeri tra Sicilia e Baleari mostra una differenza abissale: le Baleari ricevono più del doppio dei passeggeri rispetto alla Sicilia, di questi 10,8 milioni di passeggeri sono internazionali. Se si analizza in profondità il dato si scopre che il 75,8% degli arrivi internazionali alle Baleari viaggia con le compagnie low cost che nell'ultimo anno (2012) hanno registrato un aumento del 4%, arrivando prevalentemente da Germania e Regno Unito. Le compagnie tradizionali hanno mantenuto lo stesso volume rispetto all'anno precedente. In Sicilia, invece, le compagnie tradizionali rappresentano il 59% dei movimenti aerei rispetto al 41% delle low cost (Enac, 2013). Nonostante gli aeroporti di Comiso e Trapani destinino più del 90% di quota di movimenti alle low cost. Catania è ancora un aeroporto che mantiene saldi i collegamenti con i vettori tradizionali (76%). Rimane comunque un dato: 2,5 milioni di passeggeri internazionali trasportati in Sicilia nel 2013 contro i 10,8 milioni raggiunti nel 2012 dalle Baleari. Manca una strategia, e piangere sul latte versato di Etihad e Alitalia è inutile. Hanno liberato slot, vediamo di riempirli con un senso.
Conclusa l'analisi, sono evidenti i margini di miglioramento che la Sicilia può mettere in atto per diventare una vera potenza turistica, vi sono tutte le premesse e vi sono risorse culturali e naturali che le Baleari si sognerebbero di notte: la ricchezza storica incomparabile con qualsiasi altra isola del Mediterraneo (dai Fenici, ai Greci, ai Romani, ai Normanni fino ad arrivare a esempi unici di Barocco e perché no, resti di una storia moderna importante come lo sbarco degli Alleati), una ricchezza paesaggistica unica (l'Etna da solo vale un viaggio), un mare cristallino, impianti da sci (!) e una ricchezza enogastronomica che non ha eguali in tutto il Mediterraneo. Le materie prime vi sono, tutte. Le infrastrutture mancano, tutte o quasi: autostrade non completate, una rete ferroviaria obsoleta, si salvano (forse) gli aeroporti. Se si volesse pensare a un turismo con grandi numeri, non si è assolutamente preparati, né lo saremo per almeno i prossimi 5-10 anni.
Per quanto riguarda le infrastrutture turistiche si può osservare che i posti letto sono solo 200.000 quindi non andiamo nel panico se vengono cancellati dei voli perché se arrivassero più turisti non sapremmo dove metterli. Non entro in merito alla gestione dell'accoglienza turistica, ma sono stati sufficienti 10 giorni di viaggio personale per rendermi conto che è necessario togliere la gestione di tante risorse all'ente pubblico e darle in mano a cooperative di giovani preparati e pieni di entusiasmo, che sanno le lingue e devono lavorare. Vi invito a visitare il Duomo di Siracusa e poi il Teatro Greco: poi raccontatemi le differenze.
Ma c'è un'ottima e bellissima notizia: il turismo in Sicilia è ancora sottosviluppato, quindi siamo ancora in tempo a evitare errori madornali e a evitare che l'isola magari si riempia di mega hotel, che venga cementifica e denaturalizzata come è successo a quasi tutte le isole Baleari. Non servono tanti turisti, ne servono pochi, buoni e che spendano.
Io ho nella mia mente una Sicilia che punta tutto sul turismo naturalistico (cicloturismo, trekking), che investe nell'energia pulita e diventi la prima isola del Mediterraneo sostenibile al 100%. Un'isola capace di attrarre tedeschi, nordeuropei che la scelgono per il paesaggio incontaminato e siano disposti a spendere tanti soldi pur non offrendo mega resort a 5 stelle extra lusso. Comincerei sovvenzionando e aiutando la nascita di bed and breakfast, di ecolodge, di piccoli hotel purché rispettino l'ambiente, di alberghi diffusi. L'ospitalità dei siciliani è qualcosa di unico e prezioso che rende il soggiorno diverso da tantissimi altri posti e non sarebbe lo stesso in mega hotel con centinaia di camere. L'incanto si perderebbe. Ma siamo ancora in tempo per evitarlo, questa è la buona notizia. Sviluppare il cicloturismo o il trekking costa meno che pensare a fare campi da golf, terme, o altri servizi che si trovano in altri centinaia di luoghi e che poi diventano tutti uguali. Pensare ad attirare pochi ma buoni turisti non implica dover costruire e finire grandi opere con soldi che ora non ci sono. Ragioniamo su quello che già abbiamo, sulla preziosità e unicità che la natura e la storia siciliana offrono e lavoriamo su quello senza aggiungere artificialità. Per quello ci hanno già pensato le Isole Baleari. Pensiamo diversamente e agiamo diversamente.
Valentina Dell'Orto - Tour leader e consulente turistica
Twitter @dellortovaly
LEGGI ANCHE: "Severgnini, il nostro Sud non c'entra con le Baleari"
Turismo in Sicilia, l'assessore fa professione di ottimismo
Nella foto, Ispica (RG). Foto di Valentina Dell'Orto