“Meno male che ci rimane ancora qualcosa di bello da fare… il futuro è meraviglioso”, sussurra Jep Gambardella danzando con un’amica di vita nel corso de La Grande Bellezza. Il film di Paolo Sorrentino ha trionfato questa notte ai Golden Globe e in tre giorni sapremo se sarà nella cinquina per il miglior film straniero degli Academy Awards, gli Oscar, che saranno consegnati il 2 marzo a Los Angeles.
Il Golden Globe restituisce al cinema italiano grande visibilità internazionale, ma soprattutto può rendere meraviglioso il futuro dell’altra grande protagonista dell’opera di Sorrentino: Roma.
Il film racconta le vicende del giornalista mondano Jep Gambardella, che soffre la vacuità dell’edonismo del suo universo e tenta di redimersi andando alla ricerca di un senso più profondo, operazione resa impossibile dal milieu in cui è un deus ex machina. I luoghi della grande bellezza scoprono una Roma mistica, quasi metafisica: il cannone e il fontanone del Gianicolo, il Colle Aventino da cui parte la Jeep che accompagna Jep e Ramona (interpretata da Sabrina Ferilli) verso i luoghi più segreti dell’Urbe, come il buco della serratura del portone del Priorato dei Cavalieri di Malta da dove si scorge il cupolone di San Pietro.
È proprio il fontanone il set della prima scena del film in cui un turista giapponese non resiste alla bellezza della città e, fotografandola, ha un infarto. È sicuro che la visibilità internazionale che i Golden Globe e (vedremo) gli Oscar daranno ai luoghi incantati di Roma porteranno numerosi turisti a scoprire la Roma di Sorrentino: il film infatti, oltre a essere un grande affresco a Roma, è un’involontaria operazione di marketing della città. È un meccanismo naturale che il cinema porti ai suoi luoghi un beneficio in termini di incoming: è il gioco di ricercare le tracce dei film che abbiamo visto e dei libri che abbiamo letto quando stiamo passeggiando per i luoghi del mondo.
Ma se è automatico che blockbuster come I sogni segreti di Walter Mitty spingano migliaia di persone a comprare un biglietto per l’Islanda, la nuova Hollywood, in alcuni casi i film sono il vaso di Pandora di luoghi segreti e meno battuti dai flussi turistici. In Italia, per esempio, la filmografia recente ha girato grandi spot di territori, facendo scoprire luoghi e itinerari inediti: Basilicata Coast to Coast e il The Passion di Mel Gibson hanno smosso il misero 4% di una regione spesso dimenticata, la Puglia di Mine Vaganti ha visto aumentare il 5% delle presenze straniere, nel ragusano Montalbano ha portato 800 mila turisti in una stagione.
Paolo Virzì ne Il capitale umano dipinge invece una Brianza spietata, abitata da coloro che hanno rovinato il Paese. L’uscita del film ha scatenato le ire di alcuni amministratori locali, ma l’opera è destinata a diventare un affresco dell’Italia contemporanea. Chissà che non si scateni un effetto turistico perverso e frotte di curiosi partano alla scoperta di luoghi che non hanno riferimenti definiti. Intanto è certo che, in attesa della notte della notte degli Oscar, il futuro turistico della capitale è meraviglioso almeno quanto quello di Paolo Sorrentino.
G.D.
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