Terminati i lavori di messa in sicurezza avviati nel 2014 con il Grande Progetto e riaperte tre nuove domus appena restaurate
Si sono conclusi a Pompei i lavori di messa in sicurezza delle Regiones I, II e III, avviati nel 2014 con il Grande Progetto, piano straordinario di salvaguardia delle strutture archeologiche della città antica, per la maggior parte finanziato con fondi europei.
In cinque anni sono stati eseguiti 76 interventi relativi ai 5 piani di intervento previsti, di cui 51 per il piano delle opere (interventi su strutture archeologiche), 8 per il piano della conoscenza, 2 per il piano della sicurezza, 7 per il piano della capacity building, 8 per la fruizione e comunicazione. Gli interventi conclusi sono stati 75, di cui su 5 cantieri sono in corso le fasi di collaudo.
Per il Ministro per i beni e le attività culturali e per il Turismo, Dario Franceschini, si tratta di un esempio virtuoso di utilizzo dei fondi europei e di “un risultato straordinario grazie al lavoro lungo e silenzioso delle tante professionalità dei beni culturali”. Molto resta ancora da fare, come ha sottolineato il ministro stesso perché “a Pompei i lavori non finiranno mai, ci sono 22 ettari ancora da scavare e la città richiede manutenzione e ricerca continua”.
I lavori, a cui ha partecipato un team di architetti, archeologi, ingegneri e restauratori, hanno attuato interventi specifici di restauro strutturale delle murature, messa in sicurezza degli apparati decorativi e rifacimento delle coperture, oltre che nella messa in opera controllata di presidii per salvaguardare situazioni specifiche di instabilità delle strutture murarie. In particolare, l’utilizzo di presidii statici sempre più snelli e sofisticati ha consentito di liberare le strade e le antiche strutture da ingombranti puntelli. Il rifacimento dei battuti dei pavimenti ha poi migliorato il livello di fruizione delle aree.
Con la messa in sicurezza delle tre Regiones sono state aperte tre nuove domus appena restaurate: la Casa degli Amanti, chiusa al pubblico dagli anni Ottanta quando, con il sisma, si rese necessario realizzare un ordito di puntelli a sostegno della copertura dell’atrio e del peristilio, occultando e stravolgendo la lettura degli spazi e delle decorazioni della domus; la Casa della Nave Europa, che prende il nome da un grande graffito inciso sulla parete nord del peristilio, dove è raffigurata una grande nave da carico, chiamata “Europa”, affiancata da altre imbarcazioni minori; la Casa del Frutteto, con i suoi fantasmagorici cubicoli floreali e uno dei più importanti esempi di pittura da giardino rinvenuti nella città sepolta dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. con limoni e corbezzoli, piante da frutto e ornamentali, uccelli svolazzanti, e un albero di fico a cui è avvinghiato un serpente.
Resta ancora attivo il cantiere “di intervento di messa in sicurezza dei fronti di scavo”, ovvero dei 3km di perimetro che costeggia l’area non scavata di Pompei. Di questo grande cantiere è stato già portato a termine l’intervento sui fronti di via del Vesuvio, di recente restituita alla fruizione con l’apertura della casa di Leda e il cigno, e nell’area del cosiddetto “cuneo”, dove sono venute alla luce due domus di pregio con suggestivi affreschi, mosaici e reperti, e il vicolo dei balconi, che ha ricongiunto il vicolo delle Nozze d’argento con l’arteria principale di via di Nola.
Il totale della spesa al 30 gennaio 2020 è di 92 milioni di euro.
Riccardo Caldara
Twitter @riccardocaldara