L'Italia dovrebbe puntare sulla qualità e non sulla quantità. Altrimenti, avverte il sociologo De Masi, il nostro Paese rischia di non sfruttare 110 milioni di turisti impegnati e consapevoli
Turismo di qualità o di quantità: qual è l'opzione migliore per l'Italia? La risposta è facile: meglio puntare sulla qualità. Il problema è come fare.
Secondo il sociologo Domenico De Masi, bisognerebbe applicare al turismo la Legge di Gresham, quella secondo la quale "la moneta cattiva scaccia quella buona".
"Due i problemi preminenti" dell'industria dell'ospitalità italiana secondo De Masi, che spiega la sua teoria su "In più", testata giornalistica nel cui comitato editoriale sono presenti personaggi come Giacomo Vaciago, Riccardo Illy e Nando Pagnoncelli.
I due problemi sono "la stagionalità e la qualità". "La Francia ha 383.000 posti-letto meno dell'Italia ma i suoi albergatori riescono a saturane il 60% mentre l'Italia riesce a saturare appena il 40% delle sue disponibilità alberghiere e il Mezzogiorno addirittura il 26%" scrive il sociologo. "Ciò comporta che le nostre zone turistiche sono strapiene in alcuni mesi e vuote in altri, con una serie di conseguenze negative sulla qualità dell'offerta e, dunque, sulla nostra competitività".
Non è la quantità, bensì la qualità dei turisti il punto focale secondo De Masi. "In termini di resa economica, un turista di Ravello vale due turisti di Capri e tre turisti di Amalfi. L'Italia possiede località turistiche belle proprio perché piccole e dense di capolavori, che non possono contenere le masse e perciò debbono puntare sul nostro target ideale: il turismo ricco e colto, stimato in oltre 100 milioni di persone".
"Buon mare la mattina; arte, scavi e musei il pomeriggio; concerti e spettacoli di classe la sera; siti fascinosi, occasioni rare, cucina genuina, ormeggi comodi, ospitalità cordiale ma non invadente, rispetto della privacy senza, però, l'angoscia della solitudine": questa la ricetta che l'Italia dovrebbe preparare per attirare turisti di qualità, scacciando la "moneta cattiva" del turismo di massa . "A questi 100 milioni di privilegiati economicamente e culturalmente, si possono aggiungere 10 milioni di persone meno ricche, ma culturalmente appassionate, disposte a sacrificare altri consumi ai consumi di natura intellettuale, per le quali vacanza e viaggio costituiscono l'occasione per celebrare il matrimonio tra svago e cultura" aggiunge De Masi.
In totale quindi "110 milioni di turisti 'consapevoli', che odiano la commistione con il turismo di massa, mordi e fuggi, vulnerabile alle mega-attrattive effimere, alla comunicazione ingenua e furbesca, al rumore, alla calca, al fast food, al superficiale e all'insensato".
In questo senso, conclude il sociologo, i 46 milioni di turisti internazionali arrivati in Italia l'anno scorso non sono pochi. O meglio non lo sarebbero si offrisse loro un settore turistico dagli standard elevati. Altrimenti, è il rischio, "il turismo cattivo scaccia quello buono".
Siamo in piena stagione turistica e si sente dire sempre più spesso che le sorti dell'economia italiana dipendono in buona parte dal turismo. Vale perciò la pena di rifletterci. Il turismo rappresenta il settore economico che più cresce nel mondo. In otto anni il numero globale dei turisti è passato da 807 milioni a un miliardo e 35 milioni (+28%). In Italia è cresciuto in percentuale analoga, passando da 36.5 milioni a 46.4 milioni. Nel 1970, con 50 milioni di turisti, eravamo al primo posto nel mondo e la Francia era al quarto posto con 25 milioni. Oggi, su 196 Paesi, siamo al quinto posto, dopo la Francia (83 milioni), gli Stati Uniti (67 milioni), la Cina (57.7 milioni) e la Spagna (57.5 milioni).
Continua a leggere su In Più
LEGGI ANCHE: Daverio: per il rilancio del turismo servono volontà politica e popolare
Il doppio binario per trasformare il turismo italiano
Nella foto, Ravello (SA)