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Hagia Sofia Istanbul


“Gli uomini di norma non sono cosi malvagi tra loro se non quando cominciano ad avere paura gli uni degli altri” (H. de Lubac)

La nostra società ha paura, i nostri “nidi” sono costantemente minacciati da qualcuno o qualcosa che improvvisamente appare e senza darci il tempo di capire, distrugge uccide e cancella. Già, cancella, perché i responsabili dei numerosi attentanti di questi mesi non fanno altro che cancellare tutto: cancellano la felicità dei volti, cancellano la tranquillità degli animi, cancellano la condizione di essere LIBERI!
In questa sede, naturalmente, tutte le ricerche e le opinioni ricadono sugli effetti in termini economici di questa paura. Da anni ormai la libertà di circolazione degli individui è soffocata dalla continua prevenzione alle “catastrofi umane” che purtroppo a oggi non riesce a evitare episodi nefasti. Dalle testate giornalistiche di tutto il mondo apprendiamo che in Turchia, e non solo, il turismo è in crisi dopo gli attentati. È sufficiente ricordare le primavere arabe (2011) o la crisi ucraina (2014) per comprendere da un lato come i fatti geopolitici possono influenzare i flussi turistici internazionali e la geografia delle destinazioni, e dall’altro come l’uso e la veicolazione delle informazioni possa essere determinante nel riposizionamento di queste ultime (Porto C.M. 2015). Per citare altri esempi è sufficiente riportare il caso della Francia, dove il turismo ha rappresentato nel 2014 il 7,4% del Pil e che subito dopo gli attentati del 2015 ha visto tra il 30% e il 50% in meno di visitatori, con conseguenti ripercussioni anche sul reddito dei cittadini, con un tasso di occupazione calato del 20% nel settore alberghiero. Se è comodo pensare che gli effetti riguarderanno solo le destinazioni colpite, è vero anche che la paura contagia tutti.
Esiste una significativa relazione tra consumo di turismo e sicurezza. La percezione dello stato di pace nelle destinazioni turistiche è di fondamentale importanza per il funzionamento del settore del turismo e rappresenta uno dei fattori cruciali che orientano la scelta di viaggio degli individui. Non solo la domanda, ma anche l’offerta turistica è condizionata fortemente dagli eventi terroristici e, in generale, del tema della sicurezza. Ed è proprio la percezione di sicurezza, che nella piramide di Maslow sui bisogni del consumatore occupa il secondo posto, a spingere ogni giorno i turisti a rimanere il più “vicino” possibile originando flussi interni, che finora venivano scartati privilegiando mete estere.

Da ricercatori delle dinamiche economiche del turismo è professionalmente giustificata la proposta dei nuovi meccanismi interni per migliorare la qualità dell’offerta turistica. Se i turisti americani, cinesi ecc. scelgono di non venire in Italia e/o in Europa poiché condizionati dagli eventi, verosimilmente i turisti italiani non vorranno visitare i luoghi più a rischio fuori dai confini del nostro Paese. Ed è proprio in questo momento che improvvisamente cresce la domanda per le destinazioni nostrane. Lungi da me voler approfittare della crisi altrui per valorizzare l’Italia, appare logico prevedere le scelte dei nostri stessi turisti. Ormai credo sia troppo tardi per dissertare di programmazione e valorizzazione per la stagione estiva, ma auguro a tutti i protagonisti di trascorrere queste vacanze senza paura.
Personalmente ci tengo a ricordare tutte le vittime degli attentanti terroristici che hanno perso la vita ingiustamente. Il mio pensiero va anche a tutte le famiglie, augurando che episodi come questi cessino il prima possibile.... #peace

Riferimenti blibliografici:

Carmelo Maria Porto in "Il turismo nelle/delle destinazioni", Cusimano G., Pàtron editore

 

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Giuseppe Cara

Twitter @giuseppe_cara

 

 

 

 

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