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Ci sono diritti e doveri, nell'ormai lunga vicenda che riguarda l'isola di Budelli, come del resto succede sempre. Il diritto di prelazione del Parco sul neozelandese che l'ha acquistata, innanzitutto, si accompagna al dovere di presentare un piano di tutela del Parco.

Più in generale, il diritto dello Stato e dei cittadini italiani a detenere la proprietà di quell'angolo di delicato paradiso non può prescindere dal dovere di espletare tutte le azioni necessarie a rivendicare quel diritto. Senza quelle azioni, è la sentenza del Consiglio di Stato, il diritto inteso come giurisprudenza non può fare altro che applicare la legge, come è giusto che sia.
Ma la legge è una cosa, la ragione e la giustizia un'altra. Non si può monetizzare il territorio perché alla lunga tutto diventerà un gigantesco parco di divertimenti. Molto glamour, molto cool e magari molto trendy, ma nulla a che vedere con storia cultura emozioni e passione.
"In sostanza sembrerebbe che ci siamo svegliati troppo tardi. Centomila persone che hanno firmato una petizione per chiedere che Budelli rimanga allo Stato e il Parlamento che fa una corsa all'ultimo istante per inserire un emendamento in Finanziaria e dare copertura finanziaria alla prelazione non sono arrivati in tempo" scrive Gabriele Salari su La Stampa di oggi. E noi non possiamo che rispettare la decisione del Consiglio di Stato.
Ci rimane comunque una speranza. "L'auspicio ora è che i parchi nazionali come altri enti che rappresentano la collettività si diano una mossa e non rischino di perdere pezzi di territorio in questo modo" scrive ancora Salari, e noi lo sottoscriviamo.
Abbiamo seguito la vicenda Budelli fin dall'inizio, da quando fu acquistata all'asta dal magnate Michael Harte. Alla Borsa Internazionale del Turismo del 2014 abbiamo anche intervistato Alfonso Pecoraro Scanio, l'ex ministro dell'Ambiente che ha impegnato la sua Fondazione Univerde per scongiurare il rischio che Budelli finisse in mani private. Abbiamo creduto che la vicenda si fosse risolta come ci auguravamo, ma oggi abbiamo capito che non era così.
bruno newE allora riprendiamo il nostro hashtag #lultimavolta, per dire ancora una volta che secondo noi non è più accettabile che l'Italia faccia tali figure agli occhi del mondo.

 

Bruno Caprioli - Mailander

direttore responsabile Marketingdelterritorio.info

 

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