Sono tutte da valutare le ricadute, ovviamente in negativo, del blocco del valico del Brennero sul turismo nelle due direzioni. “È un brutto segnale per l’Europa” afferma il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, che però per il momento sdrammatizza, “ma vedremo se si tratta solo di un annuncio simbolico o di un blocco vero e proprio”.
Ma al di là del problema drammatico e contingente dei migranti, la decisione del governo austriaco preoccupa non poco soprattutto gli imprenditori italiani turistici e del trasporto. Le misure adottate da Vienna potrebbero avere un impatto devastante in particolare sulle economie dell’Alto Adige e del Trentino. Un allarme arriva dagli imprenditori dell’Alto Garda, un territorio che produce, a favore del Trentino, un valore economico che è molto superiore alla qualità delle infrastrutture di cui dispone, tra cui un sistema viario non coerente con la dimensione ormai internazionale del suo distretto e che ora viene messo ulteriormente in crisi. Se ne fa portavoce Alessandro Olivi, vicepresidente della Provincia di Trento: “Con il controllo dei flussi delle migrazioni al valico italo-austriaco i rischi per il sistema economico, per il turismo e le esportazioni sono concreti”. Sicuramente al Brennero ci saranno più controlli e più code che diventeranno certamente un disincentivo per i passaggi dei turisti.
Per quanto riguarda le merci, secondo i calcoli di Conftrasporto, il danno per le sole imprese venete dell’autotrasporto ammonterà a circa 17 milioni di euro l’anno, come costi causati dalle maggiori attese al valico, aumento di spesa per il personale e diminuzione dei viaggi e della velocità di consegna. Secondo le autorità austriache tra poche settimane saranno disponibili quattro corsie, due per le auto e due per i camion, che verranno deviati in un piazzale per essere sottoposti agli accertamenti a vista e attraverso scanner di calore in grado di verificare la presenza di persone nascoste a bordo. Alle preoccupazioni degli autotrasportatori e degli operatori turistici, si aggiungono quelle di tutte le associazioni di categoria, da Confartigianato a Coldiretti. Si pensi solo alle esportazioni delle nostre imprese agricole che vendono al Nord soprattutto ortofrutta, come insalate, pomodori e fragole, prodotti caratterizzati da una notevole deperibilità, che non possono permettersi di restare bloccati per ore alla frontiera.
Se al di qua del Brennero c’è grande preoccupazione – “tornare indietro da Schengen sarebbe un atto di autolesionismo per tutti” ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante l’incontro sul dialogo italo-tedesco di Torino rivolgendosi a Berlino ma soprattutto a Bruxelles – il presidente federale austriaco Heinz Fischer cerca di dissipare le perplessità sulla politica del governo di Vienna e su quello che ha definito un “piano di management dei confini che in nessun modo porterà a una chiusura del confine”. All'Unione Europea il compito di districare l’ingarbugliata matassa.
Riccardo Caldara
Twitter @riccardocaldara
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