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La cultura è turismo, lo sport è turismo, i grandi eventi sono turismo. Ma che cos’è, alla fine, il turismo? Secondo la Treccani è “l’insieme di attività e di servizi a carattere polivalente che si riferiscono al trasferimento temporaneo di persone dalla località di abituale residenza ad altra località per fini di svago, riposo, cultura, curiosità, cura, sport ecc.”: quindi si può dire che il turismo non è nelle intenzioni, bensì nei risultati. Perché se, per esempio, organizzo una mostra bellissima che nessuno vede non sto creando turismo, sto in un certo senso facendo un investimento “sbagliato”.

Ma fuori dall’Italia questo tipo di investimenti non sembra piacere molto, almeno non alla Commissione europea, che ha stabilito di bloccare i finanziamenti agli enti locali per eventi sportivi, sagre, kermesse e manifestazioni culturali varie. Secondo le motivazioni ufficiali, “il supporto a eventi sportivi, culturali, turistici, promozionali e d’intrattenimento non deve essere finanziato dal Fesr” (il Fondo europeo di sviluppo regionale) “per via del loro scarso valore aggiunto”. Insomma blocco dei finanziamenti per tutti gli eventi, che ora dovranno essere pagati con fondi interni alle regioni.

Due sono i sentimenti provocati da questa notizia. Due reazioni contrastanti eppure complementari: la rabbia e la comprensione. La rabbia è provocata dalla sensazione che si sia voluto “gettare il bambino con l’acqua sporca” o più semplicemente tagliare la testa al toro. Perché, per non dover dire “tu sì, tu no” e quindi operare controlli e selezioni più accurate, si preferisce bloccare i finanziamenti tout court: in un unico bidone indifferenziato vanno le manifestazioni che procurano flussi di visitatori e strategie di marketing territoriale di innegabile valore insieme alle kermesse di nessun interesse, finanziati grazie ai favori di qualche “assessore amico”. Ma è proprio da qui che arriva la comprensione: dalla consapevolezza che, in effetti, troppi soldi sono stati regalati con troppa leggerezza. Centinaia di migliaia di euro spesi per gare sportive a cui hanno partecipato in poche decine, fondi elargiti a sagre e manifestazioni di scarsa o nessuna rilevanza, mostre ed eventi improbabili ricoperte di fondi pubblici: l’elenco è sterminato, e in ogni zona d’Italia non mancano gli esempi di questo malcostume. E allora? E allora è vero che cultura, sport e tradizioni sono turismo, ma lo sono solo se vengono adeguatamente comunicati, promossi, organizzati, magari inseriti in strategie di promozione più ampie. Altrimenti sono soldi buttati. Può fare rabbia, questo blocco, ma è difficile non avere un po’ di comprensione di fronte a una decisione tanto netta quanto prevedibile.

 

Claudio Pizzigallo - Mailander

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