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Social marketing, prenotazioni, geolocalizzazioni: sono questi i tre ambiti in cui si stanno sviluppando le giovani realtà imprenditoriali italiane ad alto tasso tecnologico. E l'UE si affida a una fondazione italiana per coordinare le startup europee

Startup è la parola d'ordine, startup è il mantra con cui, anche nel turismo, le aziende provano a convincersi che un altro mondo (e un altro modo di lavorare) è possibile.
Qualche giorno fa, l'Unione Europea ha dato vita a Startup Europe Partnership, progetto che prevede una sorta di alleanza tra le grandi aziende e le nuove realtà imprenditoriali ad alto tasso tecnologico: alleanza strategica, che consente un proficuo scambio tra capitali e innovazione. Lanciato al Forum di Davos dal commissario per l'Agenda Digitale Neelie Kroes, lo Startup Europe Partnership vede il coinvolgimento di giganti delle telecomunicazioni, come la spagnola Telefonica e la francese Orange, e di università di eccellenza come Cambridge e Humboldt. Il coordinamento del progetto, invece, sarà italiano, e precisamente della fondazione Mind the Bridge: l'organizzazione non profit è stata fondata da Marco Marinucci, e come spiega Repubblica "nasce per introdurre in Silicon Valley le startup italiane. Un ponte simile, ora, lo dovrà costruire tra i Paesi europei: 'Si tratta di rompere il soffitto di vetro che impedisce alle nostre aziende di sfondare, diventare veri campioni come Facebook o Instagram', spiega il presidente Alberto Onetti. La fondazione creerà una mappa delle startup europee, raccogliendo le migliori esperienze in tema di digitale".

Ma in Italia, e nel turismo, qual è la situazione di queste aziende giovani e dinamiche e tecnologiche che tutti chiamano startup? A delineare il quadro della situazione ci ha pensato Alessia Maccaferri su Il Sole 24 ORE di domenica 26 gennaio, insistendo in particolare sul tipo di servizio che queste startup turistiche puntano a offrire: prenotazioni, geolocalizzazione, social marketing.
"Le startup del turismo lanciano un segnale positivo di successo a chi crede nelle possibilità di innovare partendo dalle singole iniziative" scrive Maccaferri. "È il caso delle aziende che cercano di scardinare la logica delle grandi piattaforme per le prenotazioni: giganti come Booking.com, Expedia, Venere trattengono parte considerevole (in media il 20%, ma possono raggiungere il 35%) dei guadagni delle strutture ricettive, già sofferenti per la crisi economica". E così, per dare un'alternativa a viaggiatori e operatori, sono nate anche in Italia startup che si occupano di booking puntando all'utente finale e alla "disintermediazione dell'offerta, dando strumenti al consumatore o all'operatore per andare direttamente sul mercato" (le realtà citate dall'articolo per quanto riguarda i servizi di prenotazione sono Weekend-a-gogo, Hotelbid, Tourandgo, BookingFresh e Ospita.me).
"Oltre al booking e in generale all'ecommerce, uno dei terreni più promettenti sono le app che, sfruttando la georeferenziazione, danno contenuti o servizi a valore aggiunto" continua Maccaferri. Come CicerOOs, creato da due imprenditori italiani nella Silicon Valley, "nato come un motore di ricerca, attualmente fornisce tecnologia 'intelligente' (semantica) a siti e app mobile di informazione turistica, booking travel, tour operator, agenzie di marketing, aziende di trasporti, website per eventi ed infine software house" aggregando con il proprio search engine tutte le informazioni (in più di 100 lingue) che identificano una destinazione sul web.
Infine, "prospettiva interessante ma più dura per le startup del turismo che fanno leva sul social marketing e che quindi si aprono a un mercato di scala internazionale". In questo ambito si segnala l'esperienza del social travel network Freeppie, avviato a dicembre: "sulla piattaforma gli utenti si impegnano a condividere su Facebook ogni azione che fanno" e "vengono ripagati con crediti che possono essere utilizzati per accedere a offerte speciali". Altri esempi sono poi quelli di Tripsnote, un social network dedicato ai viaggiatori il cui modello di business si basa sulla sponsorizzazione di aziende che vogliono apparire all'interno del motore di ricerca, e di Itineranda, piattaforma che valorizza lo storytelling degli abitanti dei luoghi che da voce agli operatori economici locali.
Un panorama vivace e composito, quello delle startup italiane che operano nel turismo e nella promozione dei territori. La speranza, per ciascuna di queste giovani aziende, è di diventare una grande realtà imprenditoriale, in grado di dare – si spera – visibilità e ritorno economico anche agli operatori "classici" del settore turistico e ricettivo italiano.

 

Neanche il più visionario startupper può illudersi che un centinaio di piccoli imprenditori possa risollevare le sorti di destinazione Italia. Che resta dietro a competitor accaniti come Spagna, Francia e Cina. Che lascia decadere il proprio patrimonio culturale. Che quanto a modernizzazione delle tecnologie nel turismo è dietro a un paese come lo Zimbabwe.

(Continua a leggere su Il Sole 24 ORE)

 

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(Fonte foto)

 

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