Via San Gregorio Armeno, chiamata anche San Liguoro, è una via nel pieno centro storico di Napoli. Nell'antica architettura urbanistica greca della "nuova città" (Neapolis, appunto) di Parthenope, questa strada rappresenta il collegamento, all'altezza della Basilica di San Lorenzo Maggiore, tra i due "decumani" principali del nucleo storico della città campana (patrimonio Unesco dal 1995): il decumano maggiore, che corrisponde all'attuale via dei Tribunali, e il decumano inferiore, ovvero Spaccanapoli.
Ma nell'immaginario comune, napoletano e globale, San Gregorio Armeno è sinonimo di presepe: è in questa strada, infatti, che si trovano le botteghe degli artigiani creatori delle celebre figurine di terracotta per presepe note e ammirate in tutto il mondo.
La storia dei presepi e delle statuette di San Gregorio Armeno ha un'origine antichissima: in epoca classica, infatti, su questa strada sorgeva un tempio dedicato alla dea romana Cerere, a cui i napoletani offrivano come ex voto delle piccole statuine di terracotta, fabbricate nelle botteghe vicine. La nascita del presepe natalizio vero e proprio, nelle forme in cui lo conosciamo ancora oggi, è relativamente recente, poiché risale alla fine del Settecento.
Oggi, quindi, via San Gregorio Armeno è nota in tutto il mondo come il centro espositivo delle sue botteghe artigianali, che ogni anno realizzano statuine per i presepi, sia quelle canoniche che quelle più "originali" raffiguranti personaggi famosi della politica, dello spettacolo o dello sport. Tra le botteghe più antiche ancora attive in questa via c'è quella dove oggi lavora Marco Ferrigno, che porta avanti la tradizione artigianale della sua famiglia avviata nel 1836.
Su la Repubblica, il "maestro" Ferrigno racconta i segreti di questa storica via di Napoli nel periodo dell'anno in cui brulica di turisti e curiosi. "Non solo presepi" titola il quotidiano, e infatti Ferrigno racconta al giornalista Roberto Caramelli delle opere di Caravaggio, Luca Giordano e Fabrizio Santafede custodite nel Pio Monte della Misericordia; del passaggio di Boccaccio (che qui avrebbe incontrato Fiammetta) e Petrarca nella Basilica di San Lorenzo Maggiore; della scultura Cristo velato di Giuseppe Sanmartino ("una delle opere d'arte più inquietanti del Settecento napoletano") nella Cappella Sansevero, opera ritenuta "frutto di un processo alchemico di Raimondo di Sangro. Il principe di Sansevero, che viveva proprio in via Francesco de Sanctis, fu un celebre inventore, esoterista, massone, illuminista, definito da Benedetto Croce 'incarnazione napoletana del Dottor Faust'".
Nella Chiesa di Santa Patrizia proprio su San Gregorio Armeno, racconta ancora il maestro artigiano Ferrigno, "è conservato un chiodo che sarebbe quello del Crocifisso". E nella chiesa, il cui nome ufficiale è San Biagio Maggiore, ma che tutti chiamano Santa Patrizia perché conserva le spoglie della Santa, ogni 25 agosto si liquefa, come per San Gennaro, il sangue della martire conservato in un'ampolla.
"Quanto influenzano tutte queste leggende e misteri la creazione di statuine di terracotta?" chiede il giornalista a Ferrigno. E l'artigiano spiega: "Secondo la tradizione, nelle statuine si intrecciano sacro e profano, tanto è vero che ogni anno aggiungiamo anche personaggi della politica e dello spettacolo; da sempre però realizziamo figurine che rappresentano i 'Monacielli': sono gli spiriti che, come in 'Questi fantasmi' di de Filippo, prendono in simpatia o in antipatia, ieri come oggi, gli abitanti della vecchia Napoli".
ORA CHE è Natale, come nella Divina Commedia c'è bisogno di un Virgilio che conduca il visitatore, tra il sacro e il profano, alla scoperta di San Gregorio Armeno a Napoli, la strada di arte presepiale più celebre al mondo. Il nostro Virgilio, un po' poeta, un po' artista e un po' guida, è il "maestro" (lo chiamano così tutti) Marco Ferrigno che porta avanti la tradizione napoletana delle figurine in terracotta nell'antica bottega artigianale di famiglia: aperta nel 1836, fu una delle primissime di San Gregorio Armeno.
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