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Pompei, Uffizi e gli altri musei, giovani e occupazione, cinema, musica, teatri, fondazioni liriche, accessibilità dei saperi, investimenti, donazioni: sembra proprio non mancare nulla nel decreto “Valore Cultura” appena approvato dal Consiglio dei ministri e “recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione, e il rilancio dei Beni e le Attività Culturali”.

 

Il Decreto si suddivide in tre macrocategorie: Valore Grandi Progetti, Valore Cinema e Spettacolo, Valore Risorse.

 

Nella prima parte, sulle “Disposizioni urgenti per la tutela, il restauro  e la valorizzazione del patrimonio culturale italiano”, si affronta la questione di Pompei, ma non solo.

“Per gestire e coordinare gli interventi e gli appalti fuori e dentro il sito archeologico” di Pompei, si legge nella presentazione del dl che ha fatto il ministro Bray sul proprio portale web, “sarà istituita la figura di un Direttore generale del progetto Pompei che dovrà definire le emergenze, assicurare lo svolgimento delle gare, migliorare la gestione del sito e delle spese”.

Il Direttore sarà l’amministratore unico del nuovo organismo «Progetto Pompei», che avrà il compito di definire i tempi di realizzazione degli interventi e potrà ricevere donazioni ed erogazioni liberali. Avrà il supporto di tecnici provenienti dall’amministrazione statale (fino a un massimo di 20 persone) e di 5 esperti in materia giuridica, economica, architettonica, urbanistica e infrastrutturale. Sempre all’interno degli interventi per Pompei, Bray spiega che “La Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia sarà separata dal polo museale di Napoli e Caserta dove nascerà la nuova Soprintendenza per i beni archeologici”.

Per quanto riguarda i fondi a disposizione del MiBAC, Bray chiarisce che il Ministero avrà la possibilità di razionalizzare i fondi interni per gestire al meglio le aperture museali. In questo senso va la decisione di riassegnare interamente al Ministero di Cultura e Turismo “gli introiti della vendita dei biglietti e i proventi del merchandising relativi ai siti culturali, che con la finanziaria del 2008 erano stati ridotti fino all’attuale 10-15%”. “Alcuni spazi statali e demaniali saranno affidati alla gestione di artisti under 35, sulla base di bandi pubblici a rotazione semestrale” continua il decreto. “In questo modo, sull’esempio di «59 Rivoli» a Parigi, saranno creati spazi all’interno delle città in cui gli artisti potranno esprimersi creativamente e ricercare nuove forme di espressione”.

Sempre riguardo alle risorse per il settore, nella presentazione del dl si legge che “per il completamento del progetto Nuovi Uffizi saranno stanziati 8 milioni di euro”, mentre 4 milioni serviranno per la realizzazione della sede del Museo della Shoah a Ferrara e altri 2 milioni verranno spesi per “una serie di siti che necessitano di interventi urgenti dei Beni Culturali”.

Altri investimenti riguardano poi il capitale umano: “Per facilitare l’accesso e la fruizione del patrimonio culturale da parte del pubblico,” si legge nel decreto “il MiBAC attuerà un programma straordinario di inventariazione e digitalizzazione”. Per svolgere questo compito, “saranno selezionati 500 laureati under 35 ai quali sarà data la possibilità di accedere a un tirocinio di 12 mesi” e il progetto pilota partirà in quattro regioni del Sud Italia – Puglia, Campania, Calabria e Sicilia – con i primi 100 ragazzi.

 

La seconda parte del decreto è quella denominata “Valore Cinema e Spettacolo”. Molto importante in questa sezione l’argomento tax credit (crediti d’imposta): “Per il tax credit per il cinema, come auspicato dagli operatori del settore, sarà garantita la cifra di 90 milioni di euro” spiega Bray. Analoghi dispositivi sono previsti per la musica, settore in cui sarà introdotto un tax credit pari a 5 milioni di euro, “per far fronte alla crisi del mercato musicale e promuovere giovani artisti e compositori emergenti”. A beneficiarne saranno “opere prime e opere seconde, senza distinzioni di genere”. Sempre per quanto riguarda il settore dello spettacolo, nel decreto “Valore Cultura” vengono affrontate anche le questioni relative a teatri, enti culturali e fondazioni liriche. “Gli enti culturali vigilati dal MiBAC e i Teatri stabili pubblici non dovranno più effettuare i tagli orizzontali sulle spese relative a pubblicità e tournée come previsto dalla spending review” spiega il dl, che contiene comunque tagli e razionalizzazioni di spese.

Nella sezione del decreto riguardante la “Riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche” si legge che per risanare la situazione debitoria, “le fondazioni potranno accedere a un fondo di 75 milioni di euro, che sarà gestito da un commissario straordinario”. Per accedere ai fondi, “dovranno presentare entro 90 giorni un piano industriale di risanamento”, “ridurre fino al 50% del personale tecnico amministrativo” e anche “interrompere i contratti integrativi”.

Per la salvaguardia dei lavoratori, tuttavia, il MiBAC ha previsto la possibilità di trasferimento nelle varie sedi territoriali di Ales spa (la società  in house del MiBAC impegnata da oltre dieci anni in attività  di supporto alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale) del personale tecnico amministrativo in esubero fino al 50%. Cambia anche la governance delle fondazioni liriche: si stabilirà infatti l’obbligo del pareggio di bilancio e l’applicazione delle norme del codice dei contratti pubblici, inoltre verrà introdotto l’obbligo di cooperazione tra le fondazioni e di condivisione di programmi e spettacoli.

Per ciò che concerne i “saperi accessibili”, il dl indica che “le pubblicazioni che documentino ricerche finanziate almeno per metà da fondi pubblici, saranno accessibili gratuitamente e telematicamente da chiunque”, anche se si precisa che “le esecuzioni, le rappresentazioni e le letture di una di queste opere, qualora avvenissero all’interno di una biblioteca, non saranno ritenute pubbliche se realizzate per promozione culturale e valorizzazione dell’opera stessa”. Sarà pertanto attuata una strategia congiunta tra MiBAC e il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca “per evitare duplicazione e sovrapposizione delle banche dati”.

 

La terza parte del decreto è denominata “Valore Risorse” ed è considerata un “primo passo verso una riforma strutturale dello spettacolo”. Mai più fondi distribuiti a pioggia, bensì in relazione alle attività svolte e rendicontate, e istituzione di “un’anagrafe degli incarichi amministrativi e artistici degli enti di spettacolo” per garantire la massima trasparenza. In quest’ottica, il ministro potrà nominare gli organismi collegiali necessari per decidere l’utilizzo delle risorse.

Infine, le donazioni in favore della cultura. I privati potranno donare fino a 5000 euro senza oneri amministrativi, con la garanzia della destinazione indicata dal donatore e con la piena pubblicità delle donazioni ricevute e del loro impiego.

 “La cultura è il cuore del nostro Paese, e la possibilità di attrarre investimenti è una delle nostre priorità” ha dichiarato il premier Enrico Letta, e il decreto “Valore Cultura” rappresenta un primo passo importante per passare dalle parole ai fatti.

 

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